Sono genericamente una di quelle persone che si vantano di poterne sentire di tutti i colori. Ho un senso morale, ho una mia etica, ho una mia idea del giusto e dello sbagliato, ma sono anche piuttosto empatica e trovo cognitivamente stimolante vedere se la scarpa altrui mi sta, metaforicamente parlando. Perciò è estremamente probabile sentirmi dire “Sì, questa cosa è illegale in 28 Stati e personalmente la ritengo ripugnante, ma capisco perché ti piaccia tanto; vedo da dove stai tirando fuori questa conclusione; il tuo ragionamento è moralmente marcio sotto diversi punti di vista, ma è sicuramente funzionante sotto il tuo.”
E’ il motivo per il quale mi piace pensare di essere una buona ascoltatrice. Penso che potrò davvero sedermi di fronte ad una persona ed aiutarla a sciogliere nodi, se non almeno a vedere quali siano. Ma ci sono cose su cui non posso stare zitta, e non ho intenzione di ingoiare il rospo e seguire il santo precetto del vivi e lascia vivere, nè tantomeno di rispettare la non scritta regola del “tra Dom e sub non metterci il dito”. Mi rifiuto categoricamente, perché tutte le regole di questo mondo valgono fintanto che non danneggiano chi le sta seguendo, e giacché non stiamo parlando della tribù di Hofriyat (nel Sudan settentrionale rurale, per chi se lo stesse chiedendo) dove cancellare l’infibulazione significherebbe mandare a puttane tutta la loro sovrastruttura cognitiva sul cosmo e la purezza e la fertilità della Natura e se smettessero di cucire fiche dovrebbero poi cambiare persino i contenitori in cui preparano il cibo, perché è tutto teatralmente connesso (e per “teatralmente” intendo dire che non so se mangiare popcorn o piangere guardandoli), mi prendo la libertà di dire “fanculo la vostra dinamica D/s, c’è qualcosa di più importante in ballo.”
Questi sono quei soliti problemini di carattere etico da cui la gente tende a star lontana perché sono sostanzialmente scomodi: vedrete fioccare articoli su Fetlife come se tutti avessero una laurea in BDSMlogia (perché grazie al cielo, ognuno fa branca di studio a sè, in questo campo), ma quando ci si avvicina ai soliti punti delicati le voci diminuiscono fino a scomparire, perché nessuno sa che cazzo dire.
Parli di 24/7, parli di slavery, parli di “consent”, parli di “safeword”, e le voci tacciono.
Perché fin dove puoi stabilire che il consenso alla pratica sia davvero consensuale? Ci sei tu, mistress, che stai tenendo sull’orlo dell’orgasmo il tuo sub da qualcosa come tre eoni e mezzo, e lui ti dice che sì, ti comprerà quelle scarpe da tremila euro perché te le meriti. Esempio scazzato? Ok, acconsentirà a comprarti quelle scarpe e a titillarsi la prostata con il loro tacco. Ha la faccia di uno felice e convinto, ma chi non lo è quando hai una mano sul suo cazzo e gli stai promettendo la strada all’orgasmo?
Ci sei tu, dominante, che ad ogni orgasmo ti fai dire che il suo piacere è subordinato al tuo perché la fa venire a spruzzo da quanto la eccita. O forse è il contrario?
Abbiamo un sub privo di impedimento verbale che però durante una sessione di umiliazione è così sopraffatto dall’ondata di vergogna che ha la bocca impastata, si perde nella sua testa e non riesce fisicamente a dire quella parolina magica che farebbe finire la perfida scena. Non si sente in grado di pronunciarla, e la scena va avanti di tortura in tortura finché dai piani alti non viene deciso che basta così, e non appena ritrova la sua voce, grida allo stupro, perché sì, non aveva detto la safeword, ma avrebbe tanto voluto.
Hai un contratto 24/7 che attesta che tu sei la schiava della coppia e non hai alcun potere decisionale, ma poi hai un’idea diversa su dove mandare a scuola tua figlia. Che fai, punti i piedi o no?
Ci sono milioni di casi in cui improvvisamente la definizione della dinamica incappa in un vicolo cieco, in cui la sicurezza dei ruoli prestabiliti va a puttane, e che fai a quel punto? Il BDSM è per tantissimi una pratica che va ben oltre il gioco in camera da letto, è qualcosa che coinvolge il loro carattere, il modo in cui vedono il mondo e si rapportano ad esso, ma ci sono sempre e comunque dei precisi paletti limite in cui la tua inclinazione personale non deve starti impedendo di realizzarti e di avere una vita sana. E qui la delicatezza del discorso scivola dentro a quello della “malattia”. Hai diritto, come persona adulta, a farti del male? Hai diritto a scegliere di ledere te stesso? Di privarti della tua libertà, accettare un condizionamento psicologico che sempre più ti porterà a vedere e scegliere certe strade piuttosto che altre? Hai diritto a scegliere per te quando le tue scelte sono prodotte da una situazione che non è quella di libertà standard che lo Stato ti garantisce per legge?
Più terra terra una cosa tipo: accetteresti una scelta che ti cambierebbe la vita fatta in un momento di scompenso emotivo/psicologico? E’ legittima ed accettabile la tua scelta di ucciderti da depresso, piuttosto che impasticcarti (facciamo l’utopico esempio di bella vita americana in cui bastano 4 chili di pillole per aggiustare una persona) e farti scegliere se vuoi ancora farlo da sano? Dov’è che non sei più in grado di intendere e di volere?
Anzi, la domanda è mal posta, perché il “non sei più” è la cosa più facile da individuare, e lì son sempre tutti d’accordo. Il punto problematico è: come ti comporti quando l’ago della bilancia sta solo pendendo? E quand’è che starà pendendo troppo?
Faccio esempi sempre spinti al limite perché i grigi confondono, ma ad una certa bisogna rendersi conto che si sta parlando della stessa cosa, che si sta facendo valere la stessa logica di fondo. E che se dovesse arrivarmi un Pinco Pallino con il collare al collo a raccontarmi della sua dinamica, non starò in silenzio quando mi sarà ovvio che si sta stringendo le palle in mano da solo, e si sta facendo male.
Il discorso di coppia cambia profondamente la mia concezione della situazione. Il discorso “relazionale” cambia profondamente le variabili che posso contare all’interno di essa. Idealmente una persona è libera di fare quel che vuole finché non nuoce a nessuno, persino nuocere a se stessa. Ma parliamoci chiaro: non è stato il primo deficiente di turno ad aver passato ai posteri che “nessun uomo è un’isola”. Ci sono persino state intere scuole di pensiero psicologico che hanno avuto la bella idea di definire una persona secondo le relazioni che intrattiene. Una cosa tipo: se hai solo relazioni di merda nella tua vita fatti delle domande. Il punto è che siamo sempre in costante relazione, e quello è semplicemente il nostro punto zero di partenza. Non ci sarà MAI il caso in cui una persona possa fare qualcosa senza che questa influenzi almeno un’altra; e un’azione negativa su se stessi puoi dir giuro che farà male almeno ad un’altra. E già qui mi cadrebbe la possibilità pratica della libertà di ledersi. Andando avanti considerando la vita di X, vedremo che le sue relazioni si complicano e diventano sempre più strette: come puoi anche solo lontanamente pensare di poter fare quello che cavolo ti pare? Siamo chiari: la manipolazione psicologica è ancora una gran brutta marachella, e una relazione sana ha ancora dei confini definitori piuttosto netti.
Nuovamente non è stato il primo idiota che ha girato l’angolo ad aver osato ipotizzare che una relazione sana ha nel suo codice la possibilità di modificarsi per far fronte alle variabili che ci si spiaccicano contro ad ogni piè sospinto. Che la rigidità delle posizioni non fa che creare una situazione stagnante che ha tutte le potenzialità per diventare patologica, e chi ci sta dentro non riuscirà nemmeno ad accorgersene. Nuovamente il non-primo-coglione-che-passava-dal-convento ha ipotizzato un ponte piuttosto stretto tra la schizofrenia e un ambiente di rapporti fissi con comunicazione paradossale.
Sapete com’è stare in una relazione rigida senza la possibilità di modificarne le strutture interne? E’ come chiudersi a chiave in casa, ma tenendo le finestre aperte. Dalle finestre voi non potete uscire, ma ci può entrare tutta la merda di questo mondo. Può capitarvi del normale vento, può capitarvi un po’ di pioggia, ma può capitarvi anche un incidente; può succedere che la casa si danneggi, e voi abbiate bisogno di uscire per salvarvi, e non possiate farlo perché siete stati abbastanza intelligenti da chiudervi dentro ed esservi tolti la possibilità di uscirne. Avete la casa che va a fuoco, avete il mazzo di chiavi lì sul tavolo, avete un intero pubblico fuori dalla finestra (chi con i popcorn, chi piangendo esasperato) che vi sta dicendo di prendere quelle chiavi ed uscire, e voi ve ne state lì, come gli eroici capitani di una nave che sta colando a picco. E che si porterà dietro voi.
Più o meno è questa l’immagine che ho di tutte quelle coppie BDSM che si imbarcano in queste dinamiche bellissime ed intricatissime, e si dimenticano dell’uscita di sicurezza. Quella manopola d’emergenza che ogni relazione duratura ha. Chi è attualmente in una relazione stabile e duratura ed è soddisfatto di come le cose stiano andando, molto probabilmente mi capirà: non è una passeggiata mandare avanti la baracca. Se mantenere una relazione per 5 anni fosse semplicemente l’aspettare quei 5 anni messaggiando e scopando con quella stessa persona, non ci sarebbe il solito troiaio di tira e molla. Il punto è che una relazione stabile richiede impegno, e richiede continue modifiche dall’interno per adattarsi a tutte quelle variabili random che la vita vi tira in faccia, così come tutti quei cambiamenti che col tempo voi stessi maturerete dentro di voi e che dovranno sposarsi o meno con i cambiamenti che l’altro avrà.
Quindi, lasciatemi un attimino urlare contro il Creatore perché sarà tipo già la quarta o quinta volta che becco una situazione in cui c’è un conflitto e la parte sub della coppia ingoia la propria lingua ricevendo quest’illuminazione divina “Ma cosa stavo pensando, sono sub, ovvio che lui abbia ragione!”
Faccio fatica a mettere insieme le parole per esprimere quanto io ritenga una stronzata tutto ciò. Quanto sia deleteria per la coppia. Sono solo una tizia a caso di nemmeno 24 anni che scrive su un blog sperduto in internet, perciò il mio potere di parola è decisamente limitato, ma per chi è ancora qui a leggere perché gli interessa: non si risolve una discussione con “Ma lui è il Dom!” (parlo con la lei sub perché gli ultimissimi esempi incontrati erano di questo genere).
Non c’è alcuna regola della logica classica e non che faccia concludere una deduzione in questo modo. Non esiste, non so cosa vi passi per la testa. Sono certa che sia un grandissimo sollievo vedervi improvvisamente sollevate dal peso della responsabilità della vostra opinione, specie se questa sta al 50% portando avanti il conflitto e la cosa vi sta mandando in paranoia perchè stress ecc, ma dov’è che improvvisamente avviene l’illuminazione “Ah no, aspetta, lui ha ragione perché è Dom!”?
Questo è lo stesso passaggio che ha fatto nascere un gran bel numero di Cuckquean dopo aver ricevuto il paio di corna dal loro partner. “Ah gia, ma lui può fare quello che vuole perché è Dom, quindi io devo essere felice per lui.”
Non so voi, ma in una qualsiasi formalizzazione di dinamica BDSM mi assicurerei che i litigi siano un meccanismo metacomunicativo come la safeword: quando c’è, la coppia agisce e parla DA PARI. Non puoi risolvere un conflitto interno alla coppia dando come giustificazione una dinamica sovracostruita ad essa. E’ come stare annegando in mare e poi improvvisamente “Ah no, aspetta, ma lui è idraulico!” e poi smettere di cercare di stare a galla.
La vedete? La vedete la stronzata?
Non puoi togliere alla persona la possibilità di difendere i propri interessi all’interno della relazione, o di chiedere di modificarla. La sub non è legalmente di tua proprietà, perdiana, ha una vita, ha degli affetti, ha una rete di relazioni che non ti riguardano, ha forse anche un lavoro che magari almeno lontanamente le interessa finché non la fai improvvisamente rendere conto che no, tutto questo scompare davanti al fatto che sei il Padrone. Ci sono altre persone di mezzo, ci sono colleghi, clienti, parenti, amici; non siete due su un’isola deserta, la vostra dinamica se non è chiusa dentro alla camera da letto allora finirà prima o poi con l’inciampare nel resto delle vostre esistenze, e di conseguenza incrociare quella che il vostro partner condivide con il resto del mondo. NON si può chiudere la possibilità di gestione di questo universo. E’ quel passo che fa andare da relazione BDSM a relazione abusiva. Se stai pensando che non dovevi osare incazzarti con il tuo Dom perchè si stava comportando da coglione, datti della cogliona tu e poi riprendi a dare del coglione a lui! Non siamo in un romanzo harmony, i Dom non sono perfetti, non sono una razza diversa rispetto ai ‘normali maschi’, possono sbagliare, possono dire cazzate, e possono comportarsi da idioti. Dirò di più: possono essere abbastanza incazzati da utilizzare, quantomeno inconsciamente, la loro posizione di potere per ottenere quello che vogliono. Perché è fin troppo facile durante una discussione piegare la comunicazione per far rientrare il dialogo su di un binario sbilanciato in termini di potere. Ma è una violenza inaudita nei confronti della coppia farlo.
Tutti i conflitti risolti con “Oh sì, è lui ad aver ragione perché è lui quello col flogger in mano” non sono stati risolti. Li rivedrete, molto presto, e sarete costrette a rifare nuovamente la scelta del girare la testa dall’altra parte oppure finalmente alzare la voce e dire la vostra. Qual è la differenza tra il BDSM e l’Italia degli anni ’40 dove la moglie abbassa rispettosamente la testa quando c’è in giro il marito? Quand’è che si è tornati a questo?
Non fraintendetemi, sono la prima a divertirmi come un’idiota con i taboo e le situazioni sbilanciate e gli edge play, ma c’è un intero oceano tra lo sguazzarci dentro e il non poterne più uscire. Quando la dinamica di coppia impedisce la risoluzione del conflitto per mezzo di uno scambio paritario e razionale di opinioni, c’è qualcosa che non va. E prima che lo chiediate, la scelta di quale tipo di opinione possa essere mollata in mano al Dom deve avvenire di volta in volta. Non ci si può dimenticare che la vita è imprevedibile, e non potete instaurare una regola che non tenga conto di questo. Anche se avessi la regola che il mio fidanzato debba scegliermi il paio di mutande ogni giorno, accadrà prima o poi che lui non possa farlo, o che lui faccia la scelta sbagliata perché bam, mi è venuto il ciclo e decisamente non posso arrotolare l’assorbente intorno alla striscetta del perizoma. Anche se io cedessi a lui qualsiasi mia opinione, avverrà il momento in cui la scelta da fare sarà decisamente grossa, come un trasferimento a lavoro per una promozione, la morte di un familiare, un problema personale di altra natura, e il Dom NON potrà scegliere per voi senza interpellarvi (se dovesse farlo, considerate decisamente di andare da un terapeuta perché si è entrati a pieno diritto nella relazione abusiva).
Torniamo quindi alla domanda iniziale? Cosa succede se la persona in questione vuole essere limitata nei suoi diritti fondamentali di Uomo? Se è davvero contenta di ricordarsi a metà discorso che il rispetto per se stessi e la propria libertà non sono contemplati nella coppia e che deve ingoiarseli via? Che l’altro abbia più valore, che le sue scelte abbiano più potere, la sua vita più meritevole di essere vissuta, le sue esperienze siano più prioritarie?
Se in tutta coscienza decidete che questa è la vostra strada (e ho i miei forti dubbi che lo sia, o il conflitto non sarebbe nemmeno sorto, se voi non aveste avuto almeno un briciolo di spina dorsale per manifestare il vostro disagio), allora scatta la seconda nota: non dovete danneggiare gli altri. Ma abbiamo già messo in conto come il controllare una scelta lavorativa, familiare, d’amicizia ecc. implichi l’influenza su altre persone, e le variabili siano decisamente troppe per essere calcolate. Quindi no, nel caso in cui voleste dare il pieno controllo all’altra persona fareste bene ad assicurarvi che siate dietro le porte chiuse a chiave della camera da letto, perché altrimenti vostro figlio ci cadrà in mezzo, i vostri genitori ci andranno di mezzo. I vostri colleghi o clienti prima o poi subiranno inconsapevolmente le scelte dettate da uno sbilanciamento di potere regalato e ormai mantenuto senza più conflitti che lo testino. Senza più prove che ne confermino la validità. E un re che non può venire messo in questione è facilmente un despota.
Per concludere, se fra 10 anni mi ritroverò davanti a qualcuno che mi dirà di essersi ingoiato le regole della logica per risolvere un conflitto in forza dell’ammmmore dark, gli tirerò una scarpa in faccia.
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Perché gli ho appena sbattuto il telefono in faccia e non mi sento in colpa.
Ci sono cose che non ti dicono riguardo alle storie d’amore. Cose che scopri man mano che il tempo passa e hai questo tizio accanto che ormai potrebbe benissimo farsi spacciare per la tua ombra, tanto è il tempo che ti è stato addosso. Cose che noti e inizi a vivere solo quando le tue trasmissioni neuronali hanno fisicamente cementato la parola “noi”, modificando permanentemente i tuoi processi cognitivi. Che se vi doveste mai lasciare per te sarebbe come subire una lobotomia.
Ci sono cose che impari solo quando ti rendi conto di essere in una relazione a lungo termine; fuori dai “sogno di invecchiare insieme a te” e dentro ai “sediamoci a tavolino e calcoliamo con che pensione camperemo”; fuori dai “dormire abbracciati a cucchiaio” e dentro ai “io russo e tu mi rubi le coperte, siamo pari”.
Perché vedete, con i film-libri-società-universo impari cosa dovresti aspettarti dalle farfalle nello stomaco, quanto sontuoso dovrebbe essere un matrimonio, che faccia dovresti fare per piangere disperata ed essere comunque attraente, quali posizioni durante il sesso non ti fanno sentire assolutamente niente ma sai che sono esteticamente perfette, ma non ti dicono mai assolutamente niente riguardo ai litigi.
Ho 23 anni e praticamente mi succedeva ieri, ricordo perfettamente quanto spaventosi fossero i litigi durante una nuova relazione. Ed è tremendamente più spaventoso quando si è ragazzi, perché si ha poca-o-zero esperienza riguardo alla comunicazione sana ed efficace e si è invece 100% spinta ormonale. Ti sei incollata a quel ragazzo come un mollusco allo scoglio ed è tutto perfetto e le coccole vengono facili perché vi piacete fisicamente e le cose belle da vedere ti spingono all’adorazione, no? Però poi accade il primo litigio e le porte dell’inferno si aprono: se vi piacete solo fisicamente, dove troverete gli strumenti per sopportare gli attriti caratteriali? Se la relazione sta ancora galoppando l’onda confetti-rosa, il litigio vi farà sprofondare? Come lo convinci che vale la pena tenerti anche se diventi brutta e bitorzoluta quando ti incazzi? Come ti convinci a tenerlo quando ti rendi conto che ha il QI di una trota quando è incazzato?
Ma se tutto va come dovrebbe, inizi ad imparare che i conflitti sono inevitabili e che la cosa importante è risolverli insieme al tuo partner parlando e chiarendoti.
Guardavo gli adulti con storie ventennali alle spalle e studiavo come rendere più efficace la mia comunicazione, definivo le differenze tra metalivelli e connotazioni per riuscire di volta in volta a mettere nella giusta scatola la discussione corrente e poterla risolvere con le giuste regole. Perché non puoi calcolare l’area di un rettangolo con la formula per il cerchio, giusto?
Però arriva qui la postilla che ancora non mi era capitato di sentire, nonostante le decine e decine di post autoreferenziali su internet su come far funzionare benissimo la comunicazione: a volte la discussione va semplicemente troncata. Tutto qui.
Se siete al telefono va bene decidere insieme di interromperla di colpo e chiudere la chiamata. Smetterla di urlare di punto in bianco e stare per i fatti vostri per un tot di ore.
E NON SAREBBE UN FALLIMENTO COMUNICATIVO.
Non è che durante tutto il litigio non vi siete fatti capire. Non è che non avete ascoltato l’altro.
E’ che a volte le discussioni sono una valvola di sfogo per sentimenti repressi, e voi credete di stare discutendo di qualcosa, ma in realtà state soltanto parlando dell’aria. Vi state attaccando a regole metacomunicative di condotta e ad improvvise generalizzazioni di atteggiamenti che avranno sì e no 3 minuti di vita, e tutto perché c’era bisogno di qualcosa per accendere la miccia.
C’è che si può proiettare i propri sentimenti non solo sulle altre persone, ma anche su eteree entità discorsive. Invece che far diventare l’altro il demone, costruite il discorso come se dovesse essere pronto per il diploma dopo che avrete finito.
State comunicando benissimo, con tutte le regole giuste, ma non state comunque parlando di niente. E in questo parlare di niente potreste trovare occasionali appigli per cose che davvero ci sono, e che accidentalmente potrebbero farvi davvero male, o ferire davvero l’altro.
Quindi quando il discorso non sa di niente e l’avete costruito per il puro gusto dello sfogare lo stress, va bene chiuderlo con la stessa facilità con cui è iniziato. Vi potete sentire scossi e disorientati come dopo un’importante epifania emotiva, ma in realtà è solo perché avete soffiato da soli tutto il vento che c’era. Non c’è niente dopo. Vi resta la sensazione di aver forse fatto uno sbaglio irrimediabile, ma probabilmente non è così. I litigi hanno la meravigliosa qualità di stare in piedi solo se si è almeno in due, e la responsabilità si spartisce. A maggior ragione un castello d’aria non può stare in piedi da solo, ci vogliono almeno due persone che ci credano, per farlo esistere.
Perciò non avete fallito, non è una buca della relazione. E’ stress che ha trovato una valvola di sfogo in un punto dove non c’era nessun discorso in sospeso da sfruttare. E credetemi se vi dico che le discussioni fondate sul nulla sono spesso le più violente e creative.
Questo genere di discussione non viene pubblicizzata molto nelle relazioni nate da poco perché genericamente non sei portato a passare così tanto tempo con l’altra persona da non avere modo di sfogare la tua personale frustrazione altrove.
Ma quando vivi e respiri l’altra persona 24/7, tendi a non avere abbastanza spazio o abbastanza tempo per risolvere la cosa da solo, quindi la soluzione più diretta e ovvia diventa quella di lasciarsi andare per stemperarla. Usare l’altra persona come punching bag come se fosse parte di te e stessi facendo da solo. C’è da ricordarsi che l’altra persona è ancora un individuo indipendente, e ci sono limiti a quanto la si possa includere nei propri processi digestivi.
Ho letto centinaia di post su come regolamentare una sana discussione e sul come far sì che non si finisca con una porta in faccia che lascia tutto in sospeso e permette al problema di ripresentarsi.
A questo aggiungo il consiglio di capire onestamente se si sta davvero trattando un qualche problema o se semplicemente avevate voglia di sentire la vostra voce tonante risuonare nella sala. Perché in quest’ultimo caso potrebbe essere più utile cantare a squarciagola o rompere dei piatti in solitaria oppure, se non siete riusciti ad evitare l’inizio di uno scontro, interromperlo prima di appigliarvi a qualcosa di davvero sensibile pur di far male aggratis. O prima di essere feriti voi e portargli davvero rancore. O di confondere questo tipo di conflitto con uno vero e arrabbiarvi sul serio.
Finchè restate onesti con il vostro partner e decidete insieme il da farsi, è più che accettabile anche rinunciare ad un litigio che non avrebbe comunque visto nessuno di voi due uscirne più ricchi.
Potreste scoprire che riuscite ad evitare questo tipo di sfoghi e che la vita quotidiana diventa così più respirabile; che eliminando queste discussioni improvvisamente viene fuori il vero responsabile di quella frustrazione; o che magari questi conflitti risultano convenienti anche al vostro partner e potrete utilizzarli volontariamente come un’ora di ginnastica in palestra.
Magari finisce che stavate inconsciamente cercando il litigio solo perché agognavate una sculacciata.
Come vi pare.
Cuckquean Factory
È un periodo di estrema calma dal punto di vista del cuckqueaning (università, salute e in generale la vita si sono coalizzati contro il mio irrefrenabile desiderio di coltivare il mio orto di corna), perciò eccomi di nuovo qua a parlare del più e del meno.
Ci sarebbe un argomento in particolare che mi preme trattare con voi, ed è un tema che ripetutamente si è presentato negli ask che ho ricevuto in questi mesi sul mio blog tumblr, ossia:
è possibile fare una Cuckquean?
Vi chiamate Ubaldo e sono giorni/mesi/anni che andate in alzabandiera ogni volta che pensate allo scopare un’altra mentre la vostra fidanzata Brigitta SA. Il problema è che non solo Brigitta non sa di questa vostra fantasia, ma non avete nemmeno idea se e come questa fantasia potrà mai raggiungere lo stato di realtà. È chiaro quindi che avete bisogno di una guida step-by-step che vi spieghi in poche e semplici mosse come sganciare la bomba del vostro fetish e assicurarvi il consenso della vostra compagna. A questo proposito, ecco un breve videolog che spiega i punti fondamentali da seguire per intavolare il micidiale discorso.
Ora, mettiamo subito in chiaro alcune cose: se siete qui perché siete sinceramente interessati alla dinamica cuckquean e vi servono alcuni consigli da chi ci è già passato, perfetto, sediamoci ad un tavolino e facciamo questo lungo discorso; se siete qui perché ve lo fa diventare duro e potete dire orgogliosi ai vostri amici di birra che vi scopate chi volete perché la vostra tipa si bagna pensandoci, schiacciate la X in alto a destra e baciate per terra ringraziando ogni divinità che conoscete perché avete avuto la fortuna di trovare una che almeno ve la dà. E non sperate in altro.
Vedete, ogni volta che mi arriva la domanda “Come faccio a convincere la mia ragazza ad essere una Cuckquean?” io già storco il naso e penso che questi due non devono essere a) nel BDSM e b) in una relazione particolarmente profonda.
L’opzione a) mi giunge automatica perché presuppongo sempre (nella mia ingenuità e ottimismo tipico della mia stupida e frivola età) che se una coppia sta ingaggiando una dinamica D/s, allora ha tutte le carte in regola per comunicare riguardo ai propri desideri e limiti. Altrimenti come sarebbero arrivati a decidere che va bene prendere un mattarello e ficcarlo dietro alla malcapitata? (usate del lubrificante, vero? La frizione del legno è malvagia) E se la coppia ha già fatto un bel discorso sui limiti e sui propri personali fetish da inserire nella dinamica D/s, allora il passo per introdurre l’ennesimo fetish, anche solo per discuterne, non dovrebbe essere questa grande cosa. Da un Dom che mi chiede riguardo al cuckqueaning mi aspetto piuttosto che si interessi degli errori più comunemente commessi durante le fasi iniziali, del rapporto con la gelosia, del cosa può fungere da trigger per un collasso emotivo in piena regola ecc. Stiamo parlando, come vedete, di un livello molto più articolato del “Ehi, come convinco la mia tipa che se mi scopo un’altra è una figata?”
L’opzione b) è in qualche modo figlia della a), perché senza un soddisfacente grado di comunicazione non c’è profondità nel rapporto, e se il rapporto è superficiale il cuckqueaning vi distruggerà al primo soffio di vento e lascerà cicatrici.
Ogni volta che avverto istintivamente che quello che ho davanti è un arrapato che guarda esclusivamente threesome quando si sega, mi viene una voglia irrefrenabile di farmi passare la sua fidanzata con la scusa dell’aiutarlo e invece convincerla a dargli un calcio nelle palle e ad andarsene.
Chiariamoci: un arrapato che riesce in qualche modo ad attivare il cuckqueaning sta camminando sul filo dell’abuso psicologico. Certo, poi penso che se lei si è lasciata abbindolare in una cosa così complicata quando a malapena riuscivano a fare sesso con la luce accesa, nemmeno lei brilla granché per acume.
Comunque così come amo sempre fare, quando prende un’idea, per me la cosa migliore è iniziare a dissezionarla per capire di cosa diamine è fatta. Così come non ha senso rifiutare le etichette PRIMA di aver capito che cosa significano. Perché altrimenti di che cosa stiamo parlando?
Una volta stavo guardando una puntata di Masterchef Australia e c’era questo chef che usava i cibi in modo tale che come aspetto esteriore sembrassero frutta. Avevi un’arancia perfetta e quando la tagliavi vedevi che era fatta di carne e gelatina colorata. I chicchi d’uva erano in realtà un’altra roba che con l’uva non c’entrava assolutamente niente. Avete capito l’andazzo, vero?
Siete convinti di essere eccitati dal cuckqueaning e invece quello che vi interessa è tutto un altro fetish, e rompete le palle alla vostra fidanzata per mesi e mesi finché in qualche modo non ci finite dentro e poi arriva l’illuminazione divina: “No ‘spetta, ma che cazzo è questa cosa?”
Sappiamo bene quanti ostacoli abbia il cuckqueaning (questo blog ne è una testimonianza); ora immaginatevi di doverci avere a che fare vostro malgrado, perché non è nemmeno cuckqueaning quello che volete fare, e non vi volete certo accollare la merda che non vi riguarda.
Quindi, prima di chiedervi se potete fare una cuckquean, mettetevi davanti allo specchio e chiedetevi: ma io sono un Queanbull?
Vi assicuro che la cuckquean non la trovate/attirate/fate se non lo siete. E ringraziando il cielo, un Queanbull non è tale solo perché scopa con altre avendo una fidanzata, così come uno non è un Dominante solo perché non si fa problemi a dare una sculacciata.
Spaccate il capello in diciotto, tanto per iniziare, e fate un po’ di autoanalisi. Più saranno chiare le vostre intenzioni e più sarà facile per la vostra partner decidere coscienziosamente.
– Non è che quello che vi eccita è una normale threesome?
Davvero, qui cascano quasi tutti. I ¾ dei blog cuckquean che vedo su tumblr hanno in realtà una semplice componente voyeuristica unita ad una threesome. Non è che se lei invece di partecipare attivamente sta su una sedia allora è cuckqueaning. Così come non è necessariamente threesome se la vostra tipa gliela lecca mentre voi inculate l’altra. Può essere una threesome con la vostra fidanzata così come può essere (almeno potenzialmente) una sessione cuckquean con una che non è ufficialmente la vostra compagna.
Attenti con i confini qui, perché se dal punto di vista delle azioni la scena resta sempre più o meno la stessa, il coinvolgimento psicologico che c’è dietro è completamente diverso e può fare la differenza tra il “Oh sì, proviamolo!” e il “Fottiti, quella è la porta”.
Il cuckqueaning, al contrario della semplice threesome, non parla solo dal punto di vista dell’eccitazione fisica nel coinvolgere una terza alla scena di sesso, ma anche da quello emotivo. Qui si inizia a flirtare con il taboo del tradimento, con la rottura della monogamia in uno sbilanciamento di potere, perché ‘uno solo’ ne gode. La threesome non ti fa chiedere se il tuo Lui non finirà col lasciarti perché avrà trovato di meglio o si sarà innamorato dell’altra. Con la threesome in qualche modo non metti in discussione l’esclusività.
È legittimo che vi piaccia l’idea di una threesome o della vostra compagna che guarda mentre vi sbattete un’altra. Però non è cuckqueaning finché non scuotete ciò che la società (e possibilmente anche voi) chiama la base della coppia, e ne uscite comunque in due.
– Non è che quello che vi eccita è il poliamorismo?
Credo sia piuttosto chiaro che il cuckqueaning sia come sparare a salve. Sembra che non ci sia esclusività, ma c’è. Sembra che non ci sia monogamia, ma c’è. Sembra che ci sia tradimento, ma non c’è. Sembra che lui sia innamorato dell’altra, ma non lo è. Sembra che non gli importi niente della cuckquean, ma è l’unica cosa cui pensa. Tenendo la metafora, se metteste una donna ‘normale’ dentro una dinamica cuckquean, la vedreste colare sangue come se l’aveste trivellata davvero; una cuckquean, dopo un po’ di allenamento, non avrebbe nemmeno più i lividi. Ma se metteste una cuckquean dentro una dinamica poli, beh. Lì i proiettili son veri. Nel poli la tua safeword è che tutti sono speciali e al contempo non lo è nessuno. L’ancora di salvezza è che avete tutti la stessa probabilità di annegare.
Nel poli non c’è esclusività emotiva, c’è innamoramento verso ogni partner, e ognuno dei coinvolti deve essere pronto a gestire al meglio la cosiddetta NRE (New Relationship Energy): quella iniziale fase di farfalle nello stomaco che ti fa sbarellare e vedere solo quella persona. Significa che se hai 4 fidanzate, durante la NRE molto probabilmente ti dimenticherai dell’esistenza di 3 e le farai sentire come se fossero meno speciali della nuova [questo è il caso più negativo possibile, ovviamente: un poliamorista decente è in grado di non danneggiare in modo preoccupante le altre relazioni anche se sta cavalcando l’onda rosa di quella nuova]. Una poliamorista in questa situazione potrebbe avere pazienza finché la fase novità non è passata, in modo da riprendere una dinamica più equilibrata, o potrebbe decidere che così non va e cercare semplicemente una relazione più soddisfacente.
Una cuckquean molto probabilmente finirebbe con un trauma psicologico e avrebbe bisogno di un bel po’ di lavoro per ricostruire il suo Io.
Se il taboo del tradimento non ti fa né caldo né freddo, ma l’idea di poterti innamorare di altre ti mette l’anima in pace, allora probabilmente il poliamorismo è quello di cui devi discutere, non cuckqueaning.
– Non è che siete recidivi?
Magari il punto non è nemmeno il cuckqueaning in sé, perché vi andrebbe bene la vostra attuale compagna come qualsiasi altra. Il punto è che vi eccita l’idea di andare con altre, punto. Fate parte di quella categoria di uomini che tradiscono per il gusto di farlo. Vi annoiate facilmente, o le vostre storie durano poco, oppure se vanno avanti sufficientemente a lungo non potete fare a meno di far cadere lo sguardo sull’erba del vicino. Scopare chi vi pare è il vostro primo desiderio, il consenso della vostra compagna è solo un comodo permesso per tenervi l’anima in pace; anche in quel caso ci saranno volte in cui non glielo direte, perché anche se il consenso generale ve l’ha dato, il brivido del segreto non ve lo toglie nessuno. Avete probabilmente già tradito altre volte, lo state facendo o siete decisamente aperti all’idea di farlo. La comunicazione con la vostra compagna è assente o asservita agli scopi più comodi del momento (non c’è bisogno che sappia tutto tutto quello che vi passa per la testa). Siete convinti di conoscerla a fondo, di sapere i suoi limiti, cosa è disposta o meno ad accettare. Finite tra le braccia di altre perché sapete già che la vostra compagna proprio non potrebbe capire il vostro estremo bisogno di *inserirefetishrandom* e voi l’amate con tutto il cuore ma non potete rinunciare ad una parte di voi stessi e sapete che lei non è tipa da fare certe cose, così per non ferirla create un piccolo ed innocente spazio personale in cui potete essere davvero liberi.
A chi fa parte di questa categoria auguro numerosi, accidentali, e karmici colpi sui testicoli.
Fino a poco tempo fa, quando il fenomeno cuckqueaning non era ancora totalmente esploso su internet, le uniche testimoni di questo fetish erano vittime di uomini del genere. Tradite nella realtà ma incapaci di interrompere la relazione per un qualsiasi meccanismo di dipendenza (compresa l’eventuale relazione D/s), finivano con il forzarsi ad accettare la situazione, legittimandola colpevolizzandosi oppure creando un riflesso pavloviano di eccitamento. Sono quelle cuckquean che hanno finito col subire più abusi, ad essere vittime di doppi-legami (vedi studi di Bateson), ad aver avuto bisogno di stimoli sempre più forti per coprire lo strappo dell’Io.
Il punto del cuckqueaning è che la vostra compagna non SA semplicemente. PARTECIPA. E no, toglietevi la mano dalle mutande perché non sto parlando di partecipazione attiva alla scopata, ma di coinvolgimento nella dinamica. Lei è influente quanto voi. Ha potere di veto (e se non ce l’ha, ha qualche altro meccanismo di safeword altrettanto essenziale), ha diritto a costruire questo fetish in modo tale da trarre anche lei vantaggio, qualsiasi esso sia. Autostima? Competizione? Desiderio di servire? Coccole? Umiliazione? Adrenalina?
Qualsiasi cosa sia, deve avere modo di ottenerla all’interno di un ambiente sano e protetto in cui il massimo che potrà portare a casa come danno saranno lividi (metaforicamente parlando; può anche farsi frustare a sangue dalla ‘cake per quel che riguarda i coinvolti, se piace a tutti).
Il Queanbull vuole il cuckqueaning proprio perché comporta il coinvolgimento totale della sua compagna. Se gli venisse proposto di andare con un’altra senza il consenso della cuckquean ma senza il pericolo di venire scoperto, non ne vedrebbe più il senso. Il punto per lui non è andare con altre, ma fare un’esperienza che coinvolga lui e la compagna come coppia.
[Qui vorrei fare un appunto su tutti quelli che finiscono in dinamiche cuckquean perché vogliono primariamente andare con altre, ma hanno cercato la via legale: non me la sento di condannarvi, ma non siete Queanbull, siete Scopatori Etici – utilizzando l’espressione coniata con The Ethical Slut].
Il Queanbull ha un’attenzione maniacale nel controllare che la sua cuckquean sia soddisfatta ad ogni passo e abbia il giusto supporto in caso stia attraversando un momento difficile.
Non cerca altre storie romantiche, tiene attentamente sott’occhio l’attaccamento emotivo delle ‘cake per far sì che non diventino aggressive nei confronti della sua cuckquean.
È aperto a ridiscussioni riguardo alle regole della dinamica nel momento in cui la sua cuckquean mostri di aver maturato nuove posizioni. Se dopo varie ridiscussioni la sua cuckquean fosse ancora scontenta, è disposto a parlare dell’interruzione temporanea o permanente del fetish.
Il Queanbull ideale non ha bisogno del cuckqueaning, e proprio per questo lo gestisce con estrema lucidità e correttezza.
Può essere un Dom, un Sadico, un Kinkster. In qualsiasi caso è mosso dall’amore verso la sua compagna, e quello resta sempre il motivo ultimo.
Se trovate legittime queste posizioni e vi ritenete in grado di poterle assumere (o già lo fate), allora si può passare alla fase del chiedervi come avvicinare la vostra compagna al fetish.
Ma se siete amanti delle threesome o del poliamorismo, vi consiglio vivamente di farlo ben presente alla vostra partner.
Se avete confermato la vostra identità di Queanbull, allora potete chiedervi se la vostra partner è una Cuckquean.
Già, buongiorno buongiornino: potreste essere così sfigati da non avere tra le braccia una potenziale cuckquean.
Non dico che vi si nasce, e certamente con una sufficiente apertura mentale un po’ tutte possono essere avvicinate a qualsiasi pratica, almeno a livello teorico. Il punto è che ci sarà sempre quella piccola percentuale di persone che semplicemente non sono fatte in quel modo. Potrete provarle tutte, loro potranno essere disposte al 100% a capirvi e a tentare, ma alla fine non funzionerà senza una forzatura violenta, perché non sono Cuckquean. Tutto qui.
Mettete in conto di potervi trovare in questa situazione. Mettete anche in conto di poter essere in quello scomodo angolo in cui dovrete decidere se il gioco vale la candela.
Qualunque sia la posizione della forse-un-giorno-cuckquean, il punto centrale sarà sempre PARLARLE APERTAMENTE. Niente sotterfugi, niente manipolazioni, niente ricatti emotivi, niente indizi. Sedetevi a cena, a pranzo, in mezzo al pomeriggio, quando e dove vi pare, e parlate apertamente. Dei vostri desideri, delle vostre fantasie, di quello che vorreste, di quello che temete, di quanto sarebbe importante per voi ma di quanto non volete mettere in una posizione impossibile lei.
Se il punto 1) è la Comunicazione, il 2) è certamente la RASSICURAZIONE.
Perché? Perché potrete giurarci sopra, se lei non ha mai nemmeno avanzato l’ipotesi nella sua testa, inizierà a farsi domande: perché volete andare con altre? Lei non è più abbastanza? Vi ha annoiato? Non l’amate più? Chi sarebbero queste amanti? Ce ne sono già state? Avete già tipe in mente? Vi piacciono più di lei? Vi state innamorando di altre? E se vi innamoraste di altre? E se la trascuraste completamente? E se non la trascuraste ma l’amante avesse l’idea malsana di essere sul suo stesso piano? Come fa lei a sapere di essere più speciale delle altre? Perché dovrebbe sopportare la gelosia di dividervi con altre? E se le altre si mettessero in testa di rubarvi? E se ci riuscissero? E se qualcuno dovesse venire a saperlo? Lei sarebbe la povera cornuta? Ecc ecc.
Se lei ha la mente abbastanza aperta e il vostro rapporto ha una comunicazione sana, riuscirete ad arrivare a questo punto e lei si sentirà libera di inondarvi con i suoi pronostici assolutamente apocalittici sulla vostra coppia e la sua salute mentale. Avrà ogni sorta di paranoia, e per quanto vi possiate impegnare nel tranquillizzarla (cosa che DOVRETE comunque fare), state sicuri che l’80% delle vostre iniziali azioni confermeranno le sue paure. Questo perché deve lei fare pace con se stessa e con i suoi pregiudizi/paure, e il vostro ruolo sarà quello di essere l’asse su cui lei ruoterà.
Volgarmente voi siete il palo e state chiedendo a lei di essere la pole dancer. Col cazzo che lei si appenderà a voi, se non è sicura del fatto che la reggerete (vi può sembrare divertente, ma non riderete quando la vostra fidanzata/moglie metterà in discussione la vostra integrità nel rapporto).
Il punto 3) è facilmente la NEGOZIAZIONE, dove entrambi mettete le carte in tavola su quello che siete disposti a provare, pianificate un percorso d’azione, e in generale decidete se volete o meno fare questa cosa e in quale grado.
Un breve ma importante appunto sui possibili motivi che possono portare la vostra compagna a mostrarvi il dito medio piuttosto che parlare civilmente di questo gioioso fetish: il suo passato. Tenete conto di quanto la sua educazione, esperienze personali, autostima, voci familiari ecc hanno formato il suo pensiero riguardo a com’è una coppia e cosa lei dovrebbe aspettarsi da una coppia. La sua gelosia potrebbe essere motivata da insicurezze personali che potrebbero essere motivate da traumi infantili; potrebbe essere che tutta la sua vita è stata costruita sul desiderio di ripercorrere i passi dei genitori o di allontanarsene del tutto e questo fetish la mette in una posizione di scacco matto; può essere che ammettendo il cuckqueaning lei dovrebbe mandare al diavolo tutte quelle prove che per tutta la sua vita avevano assicurato che lei fosse all’interno di una relazione sana e al sicuro, e la state costringendo a ribaltare tutto. Ci sono milioni di fattori che potrebbero portarla a dire “No”, così come ce ne sono stati milioni che hanno portato me a dire “Sì”. Non iniziate niente, nemmeno in teoria, finché non conoscete tutti questi fattori. Dovete conoscerla come il palmo della vostra mano, o non sarete in grado di capire quali passi la faranno crollare. Molto probabilmente nemmeno lei se ne renderà conto, e starà a voi riconoscere i segnali di un possibile trigger.
Quando parlavo del considerare se il gioco vale la candela, mi riferivo ai trascorsi della vostra partner, che potrebbero eventualmente essere così radicati ed importanti che l’iniziare questo fetish la potrebbe destabilizzare in maniera devastante e portare conseguenze non solo nella vostra sfera relazionale, ma persino in quella sua lavorativa, sociale ecc.
Vi ricordo che le relazioni intime hanno un ruolo fondamentale nel costituire la ‘tana’, il ‘rifugio’ in cui ricaricarsi e curarsi da tutto l’inferno che è il mondo esterno. Il cuckqueaning gioca sul destabilizzare questo rifugio. Il problema è che se la forse-un-giorno-o-mai-cuckquean non ha i piedi ben saldi e non sa reggere gli scossoni, precipiterà davvero con tutto il nido, anche se non era la vostra intenzione.
Perciò sì, ho visto casi in cui la cuckquean avrebbe seriamente dovuto non iniziare ad esserlo, perché tutte quelle situazioni irrisolte si sono poi riversate all’interno della dinamica fetish ed improvvisamente i limiti erano tutti sbalzati, non c’era più realtà e finzione, il tradimento era vero e fidatevi quando vi dico che non volete stare vicino ai meccanismi di compensazione di una donna insicura convinta di star venendo abbandonata. E non dovreste starle vicino non perché rompe sinceramente i maroni, quanto perché sareste direttamente responsabili del danno psicologico di una persona che dite di amare.
3400 parole circa dall’inizio dell’articolo e mi sembra di avervi dato un sufficiente quadro di quanto sia impegnativo il ruolo del Queanbull, di quante responsabilità si appoggerebbero sulle vostre spalle e di quanta forza ci vuole per fare da perno ad una dinamica simile. I sadici emotivi e gli amanti del mindfuck sanno piuttosto bene di cosa sto parlando, perché hanno responsabilità molto simili.
I consigli sull’introdurre una donna al cuckqueaning sono sempre gli stessi: parlatele ed ascoltatela, attenti a tenere bene a mente tutte le variabili che potrebbero trasformare la vostra fantasia erotica nel suo inferno personale.
Se alla fine di tutto questo siete ancora sicuri di avere le carte in regola, fatemi le vostre domande, andate dritti al sodo con le vostre belle, fate quello che più vi piace.
Ma se siete tra quelli che si sono sentiti in piena indigestione leggendo questo articolo, fate un favore a me, a voi stessi e a quelle che vi portate a letto (amanti nascoste o ufficiali che siano): tornate a segarvi su youporn, che fare una cuckquean non è lavoro per voi.
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P.s. Avrei dovuto mettere Cuckquean con la C maiuscola ovunque, ma sinceramente, troppa sbatta formattare 6 pagine di testo. Quindi beccatevelo così com’è.
P.p.s. Vi ricordo che ciò che è scritto in rosso brillante è un link. Non fate sì che il mio impegno nel metterli sia stato invano. Cliccate, su.
P.p.p.s Darò un cioccolatino a tutti quelli che arriveranno fino a fine articolo. Complimenti.
Il Rant
In questi mesi mi si è rivoluzionato il mondo, e per alcune cose dovrò scrivere post a parte per essere sufficientemente esaustiva. Al solito impedimento degli impegni universitari, adesso si aggiunge il problema della mancanza di internet nel mio nuovo appartamento; finchè Fastweb non si deciderà, ahimè sarò costretta a farmi viva in modo estremamente saltuario. A parte questo, ci sono alcuni argomenti/pensieri che stanno iniziando a toccarmi da vicino e penso che li annoterò qui, come futuri memo per i post discorsivi intracuckqueaning che sempre mi capita di dover scrivere.
Annuncio già da adesso che il tono sarà sul polemico andante. Non vogliatemene, è per amore retorico.
1) I BabyDom.
Ossia i Dom al di sotto dei 24 anni, generalmente.
Ditemi qual è il vostro problema (“vostro” inteso in senso lato). Le ragazze sub dai 18 anni in su vengono sommerse da messaggi di Dom di ogni età; non importa quanto masochista, quanto sottomessa, quanto inesperta o esperta dica di essere, è la benvenuta. Non parliamo poi delle ragazze Femme dai 18 anni in su; hanno un seguito persino maggiore. Finchè le vuoi prendere o le vuoi dare ma sei una donna, tutto fila liscio come l’olio. Se sei un maschio sub dai 18 anni in su puoi trovarti con discreta facilità una Femme dai 18 anni in su o un Dom (bisex o gay o con un particolare gusto per la dominazione maschile) di qualunque età.
Ma non se sei un Dom dai 18 anni in su. Lì no. I Dom nascono già che hanno 26 anni. I Dom iniziano la loro carriera a 26 anni, ma hanno già la fama automatica di uno che è nell’ambiente da 8. Ma se sei proprio in quella fascia d’età, beh, puzzi di latte. Sei immaturo, inaffidabile, scostante, capriccioso, presuntuoso, pretenzioso, irresponsabile.
La maggior parte dei bdsmers iniziano a fare esperimenti con questo lato del sesso già da giovanissimi: 14-15 anni. Alcuni (come me) vengono attratti da queste dinamiche sin da piccoli, in piena infanzia. Ma se un “babydom” dice di aver iniziato a far pratica di bdsm a 14 anni, allora no. E’ un fake. A 14 anni a malapena si sa dove infilarlo il pene, figuriamoci fare del bdsm.
Beh, mi dispiace per chiunque abbia pregiudizi totalmente gratuiti e random sui Dom under25, ma esistono, e capita non raramente che siano meglio di molti Dom over30.
Sappiamo benissimo che con la società odierna molti uomini arrivano a 40 anni che sono ancora attaccati alla gonnella della madre, o uomini che a 30 anni sono a malapena capaci di gestirsi da soli. Dove sta scritto che un 24enne non può essere un ottimo Dom?
Da quando il bdsm si fa con l’età? Da quando nel sesso ci sono esperienze che assolutamente non puoi aver provato a quell’età machecosastaidicendo?
Posso capire alcune pratiche specifiche come il bondage sospeso, il cutting, tutte quelle pratiche rischiose che richiedono effettivamente anni ed anni di pratica e conoscenza medica (cosa che spesso non hanno comunque, nemmeno a 50 anni), ma in generale il bdsm non dovrebbe avere a che fare con il comunicare col partner? Essere in grado di mostrare in modo trasparente cosa si desidera e cosa si è disposti ad offrire per il piacere dell’altro? Perchè uno di 23 anni dovrebbe essere più sordo di uno di 34 ai bisogni di una sub? Che storia è?! O ha la sensibilità e la decenza di ascoltarla, o non ce l’ha! Fine. Indipendentemente dall’età.
Non ho la più pallida idea da dove salti fuori questo pregiudizio, ma mi lascia seriamente attonita.
2) “Questo è sbagliato”
Questa mi diverte sempre. Siamo nel bdsm&fetish, notoriamente una minoranza non benvista dalla società. La maggior parte di noi cresce sentendo fino alla nausea ritornelli di “sei malato” “questo è sbagliato” “ma come puoi anche solo pensare una cosa simile” “dovresti farti curare” ecc, eppure all’interno della community capita spessissimo di giudicare i reciproci fetish con lo stesso tipo di giudizio che la società applica nel discriminare i bdsmers. Così ti ritrovi in queste situazioni paradossali dove uno che si eccita leccando i pavimenti dà del depravato mentale a quello che si eccita succhiando le maniglie delle porte. Io questa non la capisco. Che senso ha sfogare il rifiuto che si riceve dalla società all’interno della minoranza, dove si dovrebbe ben sapere cosa significhi venire rifiutato per un gusto sessuale?
Ci sono cose che non ti piace vedere o pensare? Bene, non pensarle e non guardarle! E’ come vedere un omosessuale razzista…
Che diamine avete di sbagliato VOI?!
3) La solidarietà femminile.
E’ una bufala. E’ una cosa inventata da non so chi, ma chiunque sia stato merita di aver fatto qualunque fine abbia fatto.
Parlo conscia di quei pochi, pochissimi casi vissuti nella mia esistenza che sono stati la classica eccezione che conferma la regola: miracolose isole di salvataggio in cui trovavo davvero delle amiche e pensavo di redimere l’umanità.
Per il resto, siamo iene e ce ne freghiamo altamente le une delle altre. Passiamo dall’ignorarci in toto al fare finta di sopportarci (quando gli obiettivi d’interesse sono diversi) all’odio manifesto (quando gli obiettivi d’interesse convergono).
Un amico oggi mi diceva che pensava fosse più facile per una donna trovare una partner sessuale per la coppia, dato che tra donne ci si trova generalmente meglio a parlare ecc.
No.
Ho visto casi di amicizia femminile sincera. Ne ho assaggiati alcuni, per limitati periodi di tempo. Ma accettiamo il fatto che le donne sono competitive quanto o più degli uomini, e sono disposte a giocare sporco sin dal primo round.
4) Il Dom nullafacente.
Questa è grave, ed è tanto più grave quanto più spesso la trovo in giro. E’ questa tendenza a ritenere che il vero Dom sia servito, riverito, obbedito, adorato, amato, divinizzato e…..basta. La sub non deve fare altro che imparare a leggere ogni bisogno del suo Dom e…basta.
Basta cosa?! Da quando il Dom si è trasformato nello stereotipo del marito 50enne che sta spaparanzato sul divano a farsi portare la birra dalla moglie (non gliel’ha chiesta, ovviamente, lei ha inteso da sola che lui la volesse)?
Cos’è che il Dom dà alla sub, a parte ordini diretti e indiretti? Dopo averla trasformata nel perfetto robottino che lo serve e riverisce, lui cosa fa? Si gode il modello finchè non è fuori moda?
Ognuno è libero di vederla come vuole, e se la sub ha come unico ed esclusivo bisogno quello di soddisfare Lui, allora va bene. Ma i bisogni di lei DEVONO essere presi in considerazione. Il Dom DEVE prenderli in considerazione. Troppo facile dire “voglio una sub che abbia come unico scopo di vita quello di servirmi”. Vorrei un pò di sana presa di responsabilità da parte del Dom, grazie. Vorrei che interagisse con me ad un livello un pò più profondo e si impegnasse con me, sudasse sangue insieme a me per far sì che entrambi possiamo dire di essere soddisfatti l’uno dell’altra.
Nemmeno Dio è rimasto sempre là in poltrona a fare niente a parte farsi adorare (sia quello religioso che quello filosofico), perciò togliamo questo velo divino al Dom. Non sei Dio, sei una persona come le altre e se vuoi entrare in una relazione D/s dovrai farti il culo per la partner che hai scelto e che ha scelto di stare con te, esattamente come lei se lo farà per te.
5) “E’ solo un gioco”
Questo punto è strettamente legato al 2).
Se ti piace pensare il bdsm come un gioco tra te e il tuo partner o chi ti pare e piace, da fare e poi mettere da parte mentre vivi la tua vita: accomodati. E’ perfetto così.
Non pensare però che sia così per tutti.
Ci sono moltissime persone per le quali il bdsm non è soltanto un gioco, ma un vero e proprio stile di vita. Influenza le amicizie che fanno, il modo in cui interagiscono, il modo in cui vedono l’umanità, la loro sensibilità sociale, la loro fottuta routine quotidiana. Alcuni non possono eccitarsi in altro modo. Alcuni hanno avuto dei seri problemi e questo è l’unico modo che hanno per sublimare il trauma. Alcuni sono semplicemente fatti così da che lo ricordano.
Evitiamo perciò i perbenismi, ognuno la vive come vuole.
E il fatto che qualcuno faccia il/la sub 24/7 non significa che non possa romperti l’osso del naso se non la smetti di dirgli come dovrebbe vivere la sua vita.
6) “Non mi avrebbe accettato, così le ho mentito per 47 anni”
Questo è un argomento delicato. Delicatissimo. Che richiede l’analisi di un sacco di variabili e permette una marea di giustificazioni. E il mondo non è mai tanto brutto quanto sembra davvero.
Ma ho il preciclo, non mi funziona bene il filtro sociale/buonsenso e andrò per estremismi: via tutte quelle balle. Che sia o meno bdsm, non si può pensare di poter costruire un rapporto sulla menzogna. In amore ci dovrebbe essere fiducia. Dov’è qui la fiducia? Nel partner e in se stessi? Nella coppia?
Questa è un’altra di quelle cose che non capisco e non capirò mai. E lo dico dopo aver passato anni io stessa a sparare balle a ritmo patologico: per proteggermi, per nascondermi, per insicurezza, per sfiducia ecc. Ma quando ho smesso mi sono resa conto di cosa non avevo fatto per tutto quel tempo, nonostante le mie credenze: non avevo amato. Non avevo amato davvero. Non mi ero lasciata andare, non mi ero fidata, non avevo permesso alla persona che amavo di dimostrarsi degna della mia sincerità e starmi vicino come desiderava. Come mi aveva dato fiducia che gli avrei lasciato fare. E non l’avevo fatto.
Nel bdsm si raggiungono situazioni epocali. Menzogne che si protraggono da così tanto tempo che si farebbe prima a cambiare identità. Gente che inizia ad avere dubbi su quale sia la personalità vera, se è vero che gli piace leccare le gambe delle sedie o se è vero che ha una moglie e tre figli.
Non ci sono mezze misure o isolette di salvataggio qui. Purtroppo è bianco o nero quando si arriva al nocciolo della questione: o c’è fiducia o non c’è. Se menti, non c’è. Che tipo di amore sia quello che ne viene fuori, beh, non sta a me calcolarlo. Ma stiamo parlando di pratiche bdsm che per il benessere psicofisico dei coinvolti richiede una TOTALE sincerità. Se menti non stai mettendo a rischio solo te stesso, ma anche il tuo partner. E non lo ritengo giusto.
Un esamino di coscienza, please.
Oh wow, mi sento meglio.
Fine del rant.
Non odiatemi.
Angolo Indicizzazioni del Giorno
come curare bdsm -> attento che non è giornata eh.
storie cuckold io lei il negro -> negro è un termine razzista, johnny. questo è il tipo d’uomo che chiama la moglie “vacca troia” perchè fa la Sweet dopo 9 anni che lui le scassava le palle per andare con un altro. che brava gente.
blog dove trovo video di mogli che fanno le corna porno -> ormai i siti porno ne sono pieni, basta che cerchi nelle categorie.
la patologia cuckold -> ripeto, non è giornata.
cuckquean move -> una mossa tipo i pokemon?
rimasta gravida dopo 9 mesi partorisce marito cornuto e cuck -> lei partorisce suo marito? paradosso temporale? cosa?
Siamo davvero così diversi?
E riesco a scrivere ancora un post prima di capodanno, son felice.
Da raccontarvi purtroppo non ho praticamente nulla, giacchè nè io nè Lui abbiamo potuto coltivare la conoscenza di qualche papabile amante. Però sono riuscita a prepararvi la nuova sorpresina, ossia un Tumblr personale dove mettere tutto ciò che mi viene in mente sul cuckqueaning. Risolvo così il problema gallery. Per chi avesse intenzione di seguirmi anche lì (e la cosa mi farebbe estremamente piacere), il link è: cuckqueanita.tumblr.com
Avviso inoltre che sto aggiornando la pagina sulle canzoni-libri-film dedicati al tradimento, aggiungendo titoli qua e là e preparando la sezione Manga (per chi è pratico d’inglese, giacchè sono tutti in lingua).
Detto questo, avrei una questione che mi gira nella testa ultimamente, e che mi sta dando parecchio da pensare.
Torniamo all’inizio della mia adolescenza, quando i ragazzi che attiravano la mia attenzione erano quelli con un vasto seguito di innamorate che speravano di essere pescate come in una lotteria e godere delle loro attenzioni esclusive. Mi vedo farmi avanti tra queste ragazze con il sapore dell’ambizione in bocca e la voglia di superarle tutte; eppure mi vedo stare ferma immersa nella mischia, che invece di assicurarmi una strada per poter ottenere il premio tanto ambito, mi concentro sul farmi scegliere di volta in volta tra le tante. Come se, dopo aver superato un test d’accesso, invece di frequentare le lezioni, scegliessi di ridarlo l’anno dopo solo per il gusto di farmi accettare di nuovo. Non mi interessava nemmeno sapere cos’accadeva dopo il lieto fine, quando lui ormai è innamorato di te e dimentica il resto del mondo. A me interessava stare nella mischia e fare in modo che quel faro puntasse di nuovo me. Mi interessava anche vedermi tremare e piangere quando veniva scelta un’altra, per poi prepararmi alla volta successiva. Mi interessava avere un pubblico che testimoniasse i miei sforzi, che li riconoscesse.
Ricordo un pomeriggio passato in un bar con un ragazzo di un’altra scuola. Lui un paio d’anni più grande di me, estroverso e popolare, tutto labbra carnose e occhi chiari e onde bionde sulla testa. Di quel pomeriggio ricordo particolarmente bene il bicchiere di tè freddo che avevo davanti, perchè lo fissavo come se fosse la mia zavorra per restare attaccata sulla Terra, mentre lui mi parlava di quanto gli mancasse la sua ex e della serenata che le aveva fatto davanti a tutta la loro comitiva come dichiarazione d’amore. Quando prendevo abbastanza coraggio alzavo gli occhi e lo vedevo raccontarmi entusiasta tutto l’impegno che ci aveva messo, e l’ansia nell’aspettare una sua risposta. Uscivamo insieme, io e lui, ma suppongo fossi riuscita a guadagnarmi il posto di “Amica Intima” al punto che si sentiva di potermi confidare il suo amore non più corrisposto, e condividere con me il dolore che ne derivava. Non ero in grado di confortarlo più di tanto, presa com’ero dal mio piccolo tumore personale. Parlavamo della sua ex e poi quando mi salutava alla fermata dell’autobus mi infilava la lingua in bocca, tenendo le mani in tasca.
Io ero un tale groviglio di aspettative, capricci, richieste, frustrazioni, vergogna e sensi di colpa, che non riuscivo a stare in casa e passavo le mie giornate in biblioteca a respirare l’odore dei libri, a cercare qualcosa che mi elevasse dallo stagno in cui ero immersa.
Non mi è capitato ancora di dirlo ma…beh, io disegno davvero bene quando ho il cuore stretto in una morsa. Scrivo. Recito a teatro con più passione. Sono più socievole con gli amici. Vedo il dolore con più arte, e mi chiudo in tramonti passati ad ascoltare musica seduta su un piccolo muretto, mentre strofino le nocche contro la pietra.
Ecco perchè il Cuckqueaning per me è così importante; è il carburante che uso per dare il meglio di me, per pretendere un pubblico cui far vedere quanto brillo nonostante tutto, quante cose ho da raccontare.
Non ne conosco davvero la ragione, forse è perchè ho sempre avuto il terrore di essere vuota e noiosa e senza nulla da offrire -persino a me stessa-; per riconoscere il valore dei bei momenti ci vuole una maturità che al tempo non avevo, così mi spezzavo il cuore ogni giorno, per avere semplicemente qualcosa da dire.
La felicità non lascia cicatrici da guardare, mi si permetta la citazione.
Col tempo però le cose sono cambiate.
L’umiliazione verbale nel sesso ho gradualmente accettato che non fa per me, è troppo esplicita per i miei gusti. Mi basta che Lui mi dica “sto immaginando che ci sia Lei al posto tuo ora”, e il resto del lavoro lo fa già la mia testa.
Ho sempre più la convinzione che il Cuckqueaning sia un dono che io faccio a lui per amore, e un dono che Lui fa a me per lo stesso motivo. Gli regalo una libertà che normalmente è negata alle coppie, che non deve restituire in alcun modo se non continuando ad amarmi.
Non voglio identificarmi nella brava mogliettina di casa mentre l’amante è quella mondana da portarsi alle feste, ma mi rendo conto che non è durante la festa che avverto l’amore e la connessione; è quando tutti se ne sono andati ed io e Lui restiamo soli a portare in cucina i piatti e i bicchieri da lavare. E’ mentre facciamo avanti e indietro nel riordinare la sala e Lui mi dà un bacio al volo ringraziandomi dell’aiuto. E’ che l’amante potrebbe essere invitata a feste e presentata pubblicamente e tutto quello che si vuole, ma nel momento in cui c’è da tornare al focolare, ci sono io e nessun’altra.
E mi porta a chiedermi un’altra cosa. E’ comune in tutte le coppie cuck, scambisti, poliamoristi ecc concordare delle regole per non calpestarsi a vicenda. Sì puoi scopare con chi vuoi ma non il giorno del mio compleanno. La barretta di cereali guardando How I Met Your Mother lo fai solo con me. Quel profumo lo metti solo con me.
Piccoli dettagli, piccole ancore di salvezza per confermare un rapporto esclusivo. Certo, in un rapporto monogamo hai una strada a 4 corsie a disposizione, mentre adesso hai una stradina sterrata di campagna. Ma la stradina c’è sempre, ed è solo tua.
Ora, ha davvero senso? Non ci stiamo prendendo in giro?
Che differenza c’è tra l’esclusività che tanti rifiutano nella monogamia (pubblicizzando il loro stile di vita aperto e molto meno egoista) e l’esclusività che comunque si pretende nei rapporti aperti? E’ solo questione di spostare il limite un pò più in là. La pietra dello scandalo non è più semplicemente baciare un’altra donna, ma guardare quel dato film in quel dato giorno con un’altra. I dettagli diventano assurdamente precisi, si ribaltano i valori e le misure: in un rapporto monogamo quello che sembra un gesto vago e ambiguo come anche solo uno sguardo può risultare in un litigio per accusa di flirt adultero; in un rapporto poli/cuck/swing per un cavillo come il far usare le tue pantofole all’altra perchè non ne aveva di sue (esempio random) possono crearsi delle crepe anche importanti, con l’accusa di aver tradito la fiducia dell’altra.
Dov’è questa grande differenza?
Mi si potrebbe dire: la differenza c’è eccome. Dal non poter guardare nemmeno un’altra al poterla scopare liberamente c’è un mondo di differenza. Ed è vero. Ma qui stiamo parlando di sentimenti e di princìpi, e la cosa importante non è più il DOVE quella pietra dello scandalo viene messa, ma il fatto stesso che CI SIA in ogni caso. In tutte le versioni, c’è.
C’è qualcosa che l’altro fa con la sua amante oltre che con la donna in questione, che fa incrinare il rapporto. Potrebbe essere una libertà condizionata più comoda di un’altra per alcuni, ma sempre di libertà condizionata si tratta.
E allora mi chiedo: non potrebbe davvero anche l’amante aiutare a sparecchiare dopo una festa? Far parte dell’immagine del focolare? Mi servono davvero dei posti nei quali mi cristallizzo nell’immagine della Moglie in tutto e per tutto, unica ed insostituibile nei suoi valori fondamentali? Che libertà sto donandogli? Quella di scopare con le altre, sotto certe regole? E’ solo un gioco sessuale come un altro, non un dono.
Un dono con scadenza e con limiti non è un dono, è un noleggio.
E man mano che sposto quella pietra sempre più in là, noto che il mio cervello formula automaticamente un rifugio sicuro altrove. Sì potrà fare tutte le mansioni della moglie, ma quella con l’anello sarò io. Sì potrà anche avere l’anello, ma quella che starà per sempre con Lui sarò io. Sì potrà stare per sempre con Lui, ma quella che avrà i suoi figli sarò io. Sì potrà dargli anche dei figli, ma chi li crescerà sarò io. Sì potrà crescerli anche lei, ma chi verrà considerata la Prima Moglie sarò io. Sì potrebbe anche essere ritenuta lei la Prima Moglie, ma quella più utile a Lui sono io. E via così all’infinito.
Non abbiamo risolto niente. Non si risolve niente nemmeno con il poliamorismo. Le regole restano sempre quelle, sono solo spostate più in là. A molti fa comodo semplicemente perchè hanno deciso di vivere in quello spazio che si sono ritagliati all’interno del limite, ma il limite c’è sempre.
Dov’è il dono d’amore totalmente disinteressato?
E’ a questo che sto pensando, negli ultimi giorni prima di Capodanno. Al valore di ciò che stiamo cercando di costruire, e al significato che esso ha, al modo in cui ci modifica.
Ai tabù e alle paure che sembrano scomparire ma che in realtà prendono solo una forma diversa, e non appena te ne rendi conto, tornano a punzecchiarti. Avevi solo dimenticato di avere il sassolino nella scarpa, ma ora ti sei spostato e lo senti di nuovo.
Sono certa che la gelosia resterà sempre, e resterà sempre una grandissima motivazione per andare avanti a testa alta; ma mi chiedo se non mi stia illudendo, sentendomi nobile e forte per ciò che riesco a donargli. Temo di starmi chiamando una Guerriera, chiusa però nelle mie stanze d’avorio, lontana mille miglia dalla guerra.
C’è davvero un modo per uscire dallo schema di rapporto esclusivo?
Riflessioni postume #2
E rieccomi qui, dopo il resoconto.
Avviso già che non l’ho ricevuto completo, ossia ho lasciato che lui parlasse a briglia sciolta facendogli sì e no 2-3 domandine per specificare qualche dettaglio. Avevo centianaia di domande, particolari che mi mancano totalmente per poter costruire un quadro soddisfacente, ma le ho ingoiate tutte, convinta del fatto che dovevo fare la statua di ghiaccio per non rischiare di rivelare qualche debolezza. E la debolezza in quell’istante era il mostrare un qualche possibile interessamento che cozzasse con l’immagine totalmente da post-guerra che avevo.
Ma partiamo “dall’inizio”.
Dopo aver ricevuto il messaggio della seconda scopata, ho risposto a malapena agli altri messaggi, finchè lui stesso non ha smesso di scrivermi, convinto che volessi del tempo per starmene da sola. In realtà non lo volevo affatto, ero terrorizzata dal silenzio, ma le parole che ricevevo erano ancora all’interno del Gioco e non potevo rischiare di interromperlo prima del tempo metacomunicando. Perciò mi è toccata l’azione che più si avvicinava alle mie corde, pur restando all’interno delle regole della sessione, così mi sono gradualmente isolata.
Ho guardato un pò di tv, ho cercato di distrarmi, ma a ritmo sempre più insistente avevo dei flash di loro due insieme, e non ce la facevo più a calmarmi. Avevo un misto di ansia perchè non ne potevo più e volevo fosse finita, rabbia perchè non era in mio potere fermare la cosa senza sfasciare tutto quello che faticosamente avevamo costruito, angoscia perchè con loro due accoppiati mi sentivo inevitabilmente l’ultima ruota del carro.
Alla fine l’ora per mettermi in macchina e andarlo a prendere è arrivata, ho continuato con i miei mantra lungo la strada, ho parcheggiato davanti la piazzola della stazione e mi sono messa ad aspettare…ancora. Loro sarebbero usciti a breve, e già mi chiedevo se sarebbero usciti mano nella mano, se si sarebbero baciati, oppure se si sarebbero dati solo un cenno d’assenso per non essere sgamati da eventuali conoscenti.
Avevo il battito del cuore a mille, le mani sudate, improvvisamente mi stavo rendendo conto di che cosa avevano fatto insieme per TUTTA LA GIORNATA, e mi chiedevo che diavolo stessi facendo lì ad aspettarli come una povera madonna.
Poi vedo dei veli colorati di un pareo svolazzare. Ne vengo attirata lì per lì perchè con il vento si muovevano un pò dappertutto, scoprendo le gambe e le scarpe aperte basse. Era una ragazza che camminava piuttosto sicura di sè, a passo spedito. E diamine, l’ho riconosciuta dopo poco. Com’è che si dice? Freshly fucked style. Mi sono odiata per averla trovata una bella ragazza, così mentre attraversava la strada e passava davanti la mia auto ho suonato il clacson (facendole prendere probabilmente un mezzo collasso tra l’altro) e l’ho salutata con la manina. Credo di aver visto un lampo di confusione sul suo viso, poi un sorriso eccessivamente tirato e subito dopo lei se ne stava già andando.
Stavo ridacchiando su quanto ero stata capace di sembrare una cogliona disperata in cerca di attenzioni, come quelle vecchie megere che devono sempre avere l’ultima parola anche in fatti che non le riguardano, che mi arriva Lui ridendo perchè aveva visto la scena. Entra in auto dicendomi che l’avevo sicuramente spaventata, e io sono tutta motivata e pronta a fargli vedere quanto so essere brava.
Così, mi giro, lo guardo in faccia, e poi arriva, fortissima…una zaffata del suo profumo. Peccato che non era minimamente nessuno dei profumi che Lui solitamente ha addosso. Era il profumo di un estraneo, tanto forte da far girare la testa, con un retrogusto dolciastro caldo che Lui non usa mai, con le note più chiare a forma di cuscinetti a sfera che sembravano vibrare (sì, sono estremamente sensibile agli odori). Un odore assolutamente non suo ma aggrappato a lui come se avesse deciso che da quell’oggi in poi sarebbe dovuto essere la sua seconda pelle.
Si dice che il razzismo inizi dall’olfatto, l’unico dei 5 sensi che non è possibile bloccare. Fate un pò voi i conti. Gli faccio subito intendere che non ho alcuna intenzione di parlare, cerco di stare girata verso il finestrino per respirare dell’aria pulita ma niente, abbasso il finestrino ma il ritorno di corrente me lo spinge ancora di più addosso. Arrivo a casa che praticamente mi lancio fuori dall’auto. Persino una volta in casa, gli basta muoversi di qualche centimetro per lasciare la scia. E’ così estraneo che sembra fosforescente, e avessimo giocato a nascondino sarei stata in grado di trovarlo semplicemente seguendo quella scia evidentissima.
Suonando più perentoria di quel che volevo essere (in realtà ero solo disperata) gli dico che ha un odore insopportabile, e quando mi chiede se deve forse andare a farsi una doccia gli dico di sì. So che ieri avevamo parlato di me che sentivo l’odore di lei addosso, che avrei quasi potuto toccare con mano il misfatto, ma non ce l’ho fatta. Con quell’odore addosso lui stava praticamente cambiando faccia, e di lì a 10 minuti non avrei più saputo riconoscerlo.
Mentre lui si lavava ho avuto modo di piangere un pò, cercando nuovamente un qualche sfogo alle mie sensazioni represse. Angoscia angoscia angoscia. Cosa fatta, non si torna più indietro, e il panico che prende quando te ne rendi infine conto.
Esce dalla doccia, è quasi di nuovo se stesso. Gli dico che voglio sentire il racconto prima di essermi ripresa, perchè non voglio rischiare ricadute. Ormai c’ero e tanto valeva sfruttare la situazione. Così lui inizia a raccontarmi, della mattinata non perfetta, di tutto il tempo speso per cercare di creare una complicità, del modo in cui nel pomeriggio è andata decisamente migliorando, di quanto hanno parlato, di quanto si sono baciati, di quanto Lui sia stato costantemente con le mani su di lei, di quanto avessero dovuto interrompere la scopata per partire e di quanto lei non volesse davvero. Resto persino scioccata quando mi dice che lo stavano facendo da 40 minuti quando sono stati costretti a smettere.
Cosa speravo, che fosse impotente? Eppure sono stata lì a pensare “40 minuti…in 40 minuti non gli è venuto in mente nemmeno una volta di fermarsi? Per 40 minuti ha continuato a stantuffare dentro di lei, e sarebbe andato avanti. Per 40 minuti le è stato dentro e chi se ne fregava del resto”. Poi ho deciso di smetterla di farmi questi commenti in testa da sola perchè so fin troppo bene cosa dire per distruggermi il morale, ed era sinceramente stupido farlo da me proprio quando avevo bisogno di stare in piedi.
Pare che lei sia ora più ben disposta nei miei riguardi, e hanno paventato la possibilità di rifarlo di nuovo, una volta dato anche il mio assenso.
Cosa posso dire d’altro?
Ci ho messo una forza di volontà immonda per baciarlo, per fare sesso con lui tentando di riprendermi il mio spazio sul suo corpo. Ma pensare che lui ha ancora impresso sulla pelle il ricordo del corpo di un’altra, mentre sbatte il mio…beh, mi fa venire voglia di chiudere gli occhi e dormire per anni. Ancora adesso provo questo desiderio di allontanare la mia coscienza da questa realtà. Ma non posso, sarebbe anche ora che riprendessi le redini di me stessa.
Ora lui è qui accanto a me addormentato. Suppongo sia particolarmente stanco, del resto si è dedicato ad un altro corpo femminile per 9 ore totali. Ed ecco che vorrei sbattergli una tazza sul naso e svegliarlo a forza, perchè capisco che qui abbiano fatto tutti i loro porci comodi, ma io resto quella che ha aspettato per tutta la giornata e che ha ricevuto se è tanto un paio d’orette d’attenzione. Perchè cazzo dovrei essere quella che paziente aspetta il giorno dopo per avere ciò che dovrebbe essere già suo?
E sono stufa anche di questi attacchi di rabbia, e odio doverli mettere a tacere con la parte razionale del mio cervello, perchè in questo momento la rabbia è ciò che sento più sincero e vicino al cuore, mentre la ragione è solo una saggia voce che riecheggia da qualche parte nella mia testa. E so che è bene ubbidirle comunque, nonostante abbia il sangue che bolle.
Quindi, attenderò i prossimi giorni per ulteriori dettagli della loro eccitante giornata insieme. Non so ancora con che coraggio guarderò il letto di casa nostra.
Andate a dormire anche voi che è tardi, io mi darò la tazza in testa nella speranza di cadere svenuta, magari così riesco a convincermi che dormire non è dichiarare la sconfitta su questo qua che poltrisce beato dopo un totale di 3 scopate, non so quanti pompini ecc.
Vabbeh ok, l’altezza è mezza bellezza.
Angolo indicizzazioni del giorno:
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[Sto morendo, qualcuno mi ha davvero trovata così???? Vi adoro]
Riflessioni postume
3: Riflessioni Postume
Ollè, doveva pur arrivarmi una qualche reazione più interessante. Ecco qua: per tutte/i quelle/i che si sentono in qualche modo vicini alla mia situazione, state attenti agli improvvisi e spontanei attacchi di rabbia.
Del tipo che senza rendermene conto stavo rispondendo ad un suo sms con un direttissimo “Vai a fare in culo”. Mi viene un pò da ridere a ripensarci adesso, ma è stato così improvviso ed impellente che un pò mi ha dato pensiero. Se ce l’avessi avuto davanti cos’avrei fatto?!
Sicuramente lo spettro di sensazioni provate oggi è interessante, e di natura totalmente diversa rispetto a quella cui ero abituata con le passate esperienze di Cuckqueaning. Non so se è per merito mio o del Cuckqueaning stesso che muta col mutare del tempo, resta che sicuramente non ho da annoiarmi.
Oggi quindi sono stata tranquilla, sotto shock, totalmente indifferente, incuriosita, indulgente, poi di nuovo indifferente, poi a tratti triste, adesso ostile.
Ostile a cosa? La prima molla mi è scattata sapendo che sarebbe arrivato qui dopo cena, quando speravo invece che sarebbe arrivato un pò prima. Gli ho arbitrariamente attribuito la volontà di restare più tempo con lei, e c’è mancato poco che non me ne tornassi a casa dai miei lasciandolo in stazione a chiedersi dove diavolo fossi finita.
La seconda quando mi ha scritto che non aveva letto il mio messaggio (che tra l’altro era particolarmente lungo perchè aveva insistito che io gli parlassi di una teoria di filosofia) perchè erano finiti di nuovo a scopare. Qui stavo per scrivergli direttamente “Vai a fare in culo”, ma mi sono trattenuta grazie a qualche strana forza soprannaturale.
E’ rabbia perchè odio aspettare, e lo sto facendo dalle 7 di questa mattina, dal momento stesso in cui sono uscita di casa. Rabbia perchè ho dovuto sottostare ad orari che non ho potuto in alcun modo decidere io, senza che mi venisse tra l’altro data la possibilità di dire la mia (escludendo il caso d’emergenza dell’ “ommioddio ti prego mollala e vieni subito qui da me o mi faccio del male”…ecco, mi pare pura umanità lasciare questa opzione, ma diciamoci la verità, è un pò difficile che si attui). Rabbia perchè tolta la prima scopata di cui ero totalmente cosciente, di tutto il resto (masturbazione, seconda scopata e chissà cos’altro) non mi è stato dato preavviso, così mi sono ritrovata con la sensazione di stare assistendo alla manifestazione della loro privata volontà di coppia.
Temo di essere una maniaca del controllo, ho bisogno di stare dietro le quinte e vedere tutto, ho bisogno di un occhio onnisciente. Non riesco a sopportare quando devo subire eventi che non ho chiesto e ringraziare anche, come se fossi contenta del regalo.
E uso verbi come “subire”, che negano totalmente la natura fattuale del cuckqueaning che io e Lui condividiamo.
Perchè mai dovrei avercela con lui? Che cos’ha fatto che io non ho chiesto ed insistito ad avere fino allo sfinimento? Che senso ha lasciare che una cosa accada e poi lamentarsi perchè è successa? Assolutamente nessuno, per l’appunto. Ma qui non stiamo purtroppo trattando con una persona (io) padrona totalmente delle proprie sensazioni e dei propri pensieri.
Oh, adesso arriva anche la testardaggine infantile del “questa sera sarò io a cagarlo via, potrà tentare di consolarmi e starmi vicino quanto vuole, sarò una statua di ghiaccio”. Quanto sono affascinante quando faccio così, eh?
Una possibile soluzione per me sarebbe quella di fingere di non avere queste sensazioni. Recitare il comportamento che razionalmente vorrei avere. Almeno eviterei di far sentire lui ingiustamente accusato, e mi impedirei la scenata che mi farebbe davvero poco onore. Però è una forzatura che tendo a ritenere offensiva nei miei riguardi, come se non fossi nemmeno libera di essere sincera. Ma che fare quando si hanno picchi di umore così instabili e forti? Perchè lasciare che altri li subiscano?
Ho già vissuto le mie scenate sul Cuckqueaning l’estate scorsa, e non voglio mai più passarci di mezzo. Non voglio mai più causare quell’espressione sul volto di Lui.
Ho intanto conferma che lui tornerà alle 21.37, perciò aspettatevi il resoconto della giornata dopo quell’ora.
Devo andarlo a prendere in stazione in auto. Se sentite al tg di un auto che ha cercato di investire un ragazzo e lo ha inseguito per tutta la piazzola mentre lui faceva lo slalom per salvarsi….beh, sì, ecco. Gallina vecchia fa buon brodo.
A duopuo.