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De relatione abusiva

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Sono genericamente una di quelle persone che si vantano di poterne sentire di tutti i colori. Ho un senso morale, ho una mia etica, ho una mia idea del giusto e dello sbagliato, ma sono anche piuttosto empatica e trovo cognitivamente stimolante vedere se la scarpa altrui mi sta, metaforicamente parlando. Perciò è estremamente probabile sentirmi dire “Sì, questa cosa è illegale in 28 Stati e personalmente la ritengo ripugnante, ma capisco perché ti piaccia tanto; vedo da dove stai tirando fuori questa conclusione; il tuo ragionamento è moralmente marcio sotto diversi punti di vista, ma è sicuramente funzionante sotto il tuo.”
E’ il motivo per il quale mi piace pensare di essere una buona ascoltatrice. Penso che potrò davvero sedermi di fronte ad una persona ed aiutarla a sciogliere nodi, se non almeno a vedere quali siano. Ma ci sono cose su cui non posso stare zitta, e non ho intenzione di ingoiare il rospo e seguire il santo precetto del vivi e lascia vivere, nè tantomeno di rispettare la non scritta regola del “tra Dom e sub non metterci il dito”. Mi rifiuto categoricamente, perché tutte le regole di questo mondo valgono fintanto che non danneggiano chi le sta seguendo, e giacché non stiamo parlando della tribù di Hofriyat (nel Sudan settentrionale rurale, per chi se lo stesse chiedendo) dove cancellare l’infibulazione significherebbe mandare a puttane tutta la loro sovrastruttura cognitiva sul cosmo e la purezza e la fertilità della Natura e se smettessero di cucire fiche dovrebbero poi cambiare persino i contenitori in cui preparano il cibo, perché è tutto teatralmente connesso (e per “teatralmente” intendo dire che non so se mangiare popcorn o piangere guardandoli), mi prendo la libertà di dire “fanculo la vostra dinamica D/s, c’è qualcosa di più importante in ballo.”
Questi sono quei soliti problemini di carattere etico da cui la gente tende a star lontana perché sono sostanzialmente scomodi: vedrete fioccare articoli su Fetlife come se tutti avessero una laurea in BDSMlogia (perché grazie al cielo, ognuno fa branca di studio a sè, in questo campo), ma quando ci si avvicina ai soliti punti delicati le voci diminuiscono fino a scomparire, perché nessuno sa che cazzo dire.
Parli di 24/7, parli di slavery, parli di “consent”, parli di “safeword”, e le voci tacciono.
Perché fin dove puoi stabilire che il consenso alla pratica sia davvero consensuale? Ci sei tu, mistress, che stai tenendo sull’orlo dell’orgasmo il tuo sub da qualcosa come tre eoni e mezzo, e lui ti dice che sì, ti comprerà quelle scarpe da tremila euro perché te le meriti. Esempio scazzato? Ok, acconsentirà a comprarti quelle scarpe e a titillarsi la prostata con il loro tacco. Ha la faccia di uno felice e convinto, ma chi non lo è quando hai una mano sul suo cazzo e gli stai promettendo la strada all’orgasmo?
Ci sei tu, dominante, che ad ogni orgasmo ti fai dire che il suo piacere è subordinato al tuo perché la fa venire a spruzzo da quanto la eccita. O forse è il contrario?
Abbiamo un sub privo di impedimento verbale che però durante una sessione di umiliazione è così sopraffatto dall’ondata di vergogna che ha la bocca impastata, si perde nella sua testa e non riesce fisicamente a dire quella parolina magica che farebbe finire la perfida scena. Non si sente in grado di pronunciarla, e la scena va avanti di tortura in tortura finché dai piani alti non viene deciso che basta così, e non appena ritrova la sua voce, grida allo stupro, perché sì, non aveva detto la safeword, ma avrebbe tanto voluto.
Hai un contratto 24/7 che attesta che tu sei la schiava della coppia e non hai alcun potere decisionale, ma poi hai un’idea diversa su dove mandare a scuola tua figlia. Che fai, punti i piedi o no?
Ci sono milioni di casi in cui improvvisamente la definizione della dinamica incappa in un vicolo cieco, in cui la sicurezza dei ruoli prestabiliti va a puttane, e che fai a quel punto? Il BDSM è per tantissimi una pratica che va ben oltre il gioco in camera da letto, è qualcosa che coinvolge il loro carattere, il modo in cui vedono il mondo e si rapportano ad esso, ma ci sono sempre e comunque dei precisi paletti limite in cui la tua inclinazione personale non deve starti impedendo di realizzarti e di avere una vita sana. E qui la delicatezza del discorso scivola dentro a quello della “malattia”. Hai diritto, come persona adulta, a farti del male? Hai diritto a scegliere di ledere te stesso? Di privarti della tua libertà, accettare un condizionamento psicologico che sempre più ti porterà a vedere e scegliere certe strade piuttosto che altre? Hai diritto a scegliere per te quando le tue scelte sono prodotte da una situazione che non è quella di libertà standard che lo Stato ti garantisce per legge?
Più terra terra una cosa tipo: accetteresti una scelta che ti cambierebbe la vita fatta in un momento di scompenso emotivo/psicologico? E’ legittima ed accettabile la tua scelta di ucciderti da depresso, piuttosto che impasticcarti (facciamo l’utopico esempio di bella vita americana in cui bastano 4 chili di pillole per aggiustare una persona) e farti scegliere se vuoi ancora farlo da sano? Dov’è che non sei più in grado di intendere e di volere?
Anzi, la domanda è mal posta, perché il “non sei più” è la cosa più facile da individuare, e lì son sempre tutti d’accordo. Il punto problematico è: come ti comporti quando l’ago della bilancia sta solo pendendo? E quand’è che starà pendendo troppo?
Faccio esempi sempre spinti al limite perché i grigi confondono, ma ad una certa bisogna rendersi conto che si sta parlando della stessa cosa, che si sta facendo valere la stessa logica di fondo. E che se dovesse arrivarmi un Pinco Pallino con il collare al collo a raccontarmi della sua dinamica, non starò in silenzio quando mi sarà ovvio che si sta stringendo le palle in mano da solo, e si sta facendo male.
Il discorso di coppia cambia profondamente la mia concezione della situazione. Il discorso “relazionale” cambia profondamente le variabili che posso contare all’interno di essa. Idealmente una persona è libera di fare quel che vuole finché non nuoce a nessuno, persino nuocere a se stessa. Ma parliamoci chiaro: non è stato il primo deficiente di turno ad aver passato ai posteri che “nessun uomo è un’isola”. Ci sono persino state intere scuole di pensiero psicologico che hanno avuto la bella idea di definire una persona secondo le relazioni che intrattiene. Una cosa tipo: se hai solo relazioni di merda nella tua vita fatti delle domande. Il punto è che siamo sempre in costante relazione, e quello è semplicemente il nostro punto zero di partenza. Non ci sarà MAI il caso in cui una persona possa fare qualcosa senza che questa influenzi almeno un’altra; e un’azione negativa su se stessi puoi dir giuro che farà male almeno ad un’altra. E già qui mi cadrebbe la possibilità pratica della libertà di ledersi. Andando avanti considerando la vita di X, vedremo che le sue relazioni si complicano e diventano sempre più strette: come puoi anche solo lontanamente pensare di poter fare quello che cavolo ti pare? Siamo chiari: la manipolazione psicologica è ancora una gran brutta marachella, e una relazione sana ha ancora dei confini definitori piuttosto netti.
Nuovamente non è stato il primo idiota che ha girato l’angolo ad aver osato ipotizzare che una relazione sana ha nel suo codice la possibilità di modificarsi per far fronte alle variabili che ci si spiaccicano contro ad ogni piè sospinto. Che la rigidità delle posizioni non fa che creare una situazione stagnante che ha tutte le potenzialità per diventare patologica, e chi ci sta dentro non riuscirà nemmeno ad accorgersene. Nuovamente il non-primo-coglione-che-passava-dal-convento ha ipotizzato un ponte piuttosto stretto tra la schizofrenia e un ambiente di rapporti fissi con comunicazione paradossale.
Sapete com’è stare in una relazione rigida senza la possibilità di modificarne le strutture interne? E’ come chiudersi a chiave in casa, ma tenendo le finestre aperte. Dalle finestre voi non potete uscire, ma ci può entrare tutta la merda di questo mondo. Può capitarvi del normale vento, può capitarvi un po’ di pioggia, ma può capitarvi anche un incidente; può succedere che la casa si danneggi, e voi abbiate bisogno di uscire per salvarvi, e non possiate farlo perché siete stati abbastanza intelligenti da chiudervi dentro ed esservi tolti la possibilità di uscirne. Avete la casa che va a fuoco, avete il mazzo di chiavi lì sul tavolo, avete un intero pubblico fuori dalla finestra (chi con i popcorn, chi piangendo esasperato) che vi sta dicendo di prendere quelle chiavi ed uscire, e voi ve ne state lì, come gli eroici capitani di una nave che sta colando a picco. E che si porterà dietro voi.
Più o meno è questa l’immagine che ho di tutte quelle coppie BDSM che si imbarcano in queste dinamiche bellissime ed intricatissime, e si dimenticano dell’uscita di sicurezza. Quella manopola d’emergenza che ogni relazione duratura ha. Chi è attualmente in una relazione stabile e duratura ed è soddisfatto di come le cose stiano andando, molto probabilmente mi capirà: non è una passeggiata mandare avanti la baracca. Se mantenere una relazione per 5 anni fosse semplicemente l’aspettare quei 5 anni messaggiando e scopando con quella stessa persona, non ci sarebbe il solito troiaio di tira e molla. Il punto è che una relazione stabile richiede impegno, e richiede continue modifiche dall’interno per adattarsi a tutte quelle variabili random che la vita vi tira in faccia, così come tutti quei cambiamenti che col tempo voi stessi maturerete dentro di voi e che dovranno sposarsi o meno con i cambiamenti che l’altro avrà.
Quindi, lasciatemi un attimino urlare contro il Creatore perché sarà tipo già la quarta o quinta volta che becco una situazione in cui c’è un conflitto e la parte sub della coppia ingoia la propria lingua ricevendo quest’illuminazione divina “Ma cosa stavo pensando, sono sub, ovvio che lui abbia ragione!”
Faccio fatica a mettere insieme le parole per esprimere quanto io ritenga una stronzata tutto ciò. Quanto sia deleteria per la coppia. Sono solo una tizia a caso di nemmeno 24 anni che scrive su un blog sperduto in internet, perciò il mio potere di parola è decisamente limitato, ma per chi è ancora qui a leggere perché gli interessa: non si risolve una discussione con “Ma lui è il Dom!” (parlo con la lei sub perché gli ultimissimi esempi incontrati erano di questo genere).
Non c’è alcuna regola della logica classica e non che faccia concludere una deduzione in questo modo. Non esiste, non so cosa vi passi per la testa. Sono certa che sia un grandissimo sollievo vedervi improvvisamente sollevate dal peso della responsabilità della vostra opinione, specie se questa sta al 50% portando avanti il conflitto e la cosa vi sta mandando in paranoia perchè stress ecc, ma dov’è che improvvisamente avviene l’illuminazione “Ah no, aspetta, lui ha ragione perché è Dom!”?
Questo è lo stesso passaggio che ha fatto nascere un gran bel numero di Cuckquean dopo aver ricevuto il paio di corna dal loro partner. “Ah gia, ma lui può fare quello che vuole perché è Dom, quindi io devo essere felice per lui.”
Non so voi, ma in una qualsiasi formalizzazione di dinamica BDSM mi assicurerei che i litigi siano un meccanismo metacomunicativo come la safeword: quando c’è, la coppia agisce e parla DA PARI. Non puoi risolvere un conflitto interno alla coppia dando come giustificazione una dinamica sovracostruita ad essa. E’ come stare annegando in mare e poi improvvisamente “Ah no, aspetta, ma lui è idraulico!” e poi smettere di cercare di stare a galla.
La vedete? La vedete la stronzata?
Non puoi togliere alla persona la possibilità di difendere i propri interessi all’interno della relazione, o di chiedere di modificarla. La sub non è legalmente di tua proprietà, perdiana, ha una vita, ha degli affetti, ha una rete di relazioni che non ti riguardano, ha forse anche un lavoro che magari almeno lontanamente le interessa finché non la fai improvvisamente rendere conto che no, tutto questo scompare davanti al fatto che sei il Padrone. Ci sono altre persone di mezzo, ci sono colleghi, clienti, parenti, amici; non siete due su un’isola deserta, la vostra dinamica se non è chiusa dentro alla camera da letto allora finirà prima o poi con l’inciampare nel resto delle vostre esistenze, e di conseguenza incrociare quella che il vostro partner condivide con il resto del mondo. NON si può chiudere la possibilità di gestione di questo universo. E’ quel passo che fa andare da relazione BDSM a relazione abusiva. Se stai pensando che non dovevi osare incazzarti con il tuo Dom perchè si stava comportando da coglione, datti della cogliona tu e poi riprendi a dare del coglione a lui! Non siamo in un romanzo harmony, i Dom non sono perfetti, non sono una razza diversa rispetto ai ‘normali maschi’, possono sbagliare, possono dire cazzate, e possono comportarsi da idioti. Dirò di più: possono essere abbastanza incazzati da utilizzare, quantomeno inconsciamente, la loro posizione di potere per ottenere quello che vogliono. Perché è fin troppo facile durante una discussione piegare la comunicazione per far rientrare il dialogo su di un binario sbilanciato in termini di potere. Ma è una violenza inaudita nei confronti della coppia farlo.
Tutti i conflitti risolti con “Oh sì, è lui ad aver ragione perché è lui quello col flogger in mano” non sono stati risolti. Li rivedrete, molto presto, e sarete costrette a rifare nuovamente la scelta del girare la testa dall’altra parte oppure finalmente alzare la voce e dire la vostra. Qual è la differenza tra il BDSM e l’Italia degli anni ’40 dove la moglie abbassa rispettosamente la testa quando c’è in giro il marito? Quand’è che si è tornati a questo?
Non fraintendetemi, sono la prima a divertirmi come un’idiota con i taboo e le situazioni sbilanciate e gli edge play, ma c’è un intero oceano tra lo sguazzarci dentro e il non poterne più uscire. Quando la dinamica di coppia impedisce la risoluzione del conflitto per mezzo di uno scambio paritario e razionale di opinioni, c’è qualcosa che non va. E prima che lo chiediate, la scelta di quale tipo di opinione possa essere mollata in mano al Dom deve avvenire di volta in volta. Non ci si può dimenticare che la vita è imprevedibile, e non potete instaurare una regola che non tenga conto di questo. Anche se avessi la regola che il mio fidanzato debba scegliermi il paio di mutande ogni giorno, accadrà prima o poi che lui non possa farlo, o che lui faccia la scelta sbagliata perché bam, mi è venuto il ciclo e decisamente non posso arrotolare l’assorbente intorno alla striscetta del perizoma. Anche se io cedessi a lui qualsiasi mia opinione, avverrà il momento in cui la scelta da fare sarà decisamente grossa, come un trasferimento a lavoro per una promozione, la morte di un familiare, un problema personale di altra natura, e il Dom NON potrà scegliere per voi senza interpellarvi (se dovesse farlo, considerate decisamente di andare da un terapeuta perché si è entrati a pieno diritto nella relazione abusiva).
Torniamo quindi alla domanda iniziale? Cosa succede se la persona in questione vuole essere limitata nei suoi diritti fondamentali di Uomo? Se è davvero contenta di ricordarsi a metà discorso che il rispetto per se stessi e la propria libertà non sono contemplati nella coppia e che deve ingoiarseli via? Che l’altro abbia più valore, che le sue scelte abbiano più potere, la sua vita più meritevole di essere vissuta, le sue esperienze siano più prioritarie?
Se in tutta coscienza decidete che questa è la vostra strada (e ho i miei forti dubbi che lo sia, o il conflitto non sarebbe nemmeno sorto, se voi non aveste avuto almeno un briciolo di spina dorsale per manifestare il vostro disagio), allora scatta la seconda nota: non dovete danneggiare gli altri. Ma abbiamo già messo in conto come il controllare una scelta lavorativa, familiare, d’amicizia ecc. implichi l’influenza su altre persone, e le variabili siano decisamente troppe per essere calcolate. Quindi no, nel caso in cui voleste dare il pieno controllo all’altra persona fareste bene ad assicurarvi che siate dietro le porte chiuse a chiave della camera da letto, perché altrimenti vostro figlio ci cadrà in mezzo, i vostri genitori ci andranno di mezzo. I vostri colleghi o clienti prima o poi subiranno inconsapevolmente le scelte dettate da uno sbilanciamento di potere regalato e ormai mantenuto senza più conflitti che lo testino. Senza più prove che ne confermino la validità. E un re che non può venire messo in questione è facilmente un despota.
Per concludere, se fra 10 anni mi ritroverò davanti a qualcuno che mi dirà di essersi ingoiato le regole della logica per risolvere un conflitto in forza dell’ammmmore dark, gli tirerò una scarpa in faccia.

Il Rant sul cocktail

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Pensavo di aver risolto i miei problemi di insicurezza. Invece mi sono ritrovata con Lui che mi parlava di lei (per comodità la chiameremo Piñacolada) in modo così entusiasta, come se fosse possibile per Lui immaginare una relazione con lei. Che è adorabile, carina, bella, simpatica, interessante, un corpo bellissimo e bla bla. Che la ‘cake passerebbe in secondo piano perchè Lui penserebbe all’altra, che se non riuscisse a farci qualcosa se ne pentirebbe tantissimo perchè con lei lo vuole.

Come si fa a smettere di vedere una minaccia? Siamo al solito problema. Se io gli permetto di godersi questa gioia con questa ragazza, io in che posizione mi metto? Quando mi dice che mi ama perchè le cose belle succedono grazie a me, mi sta dicendo che una tipa l’ha spinto a pensare che fosse una vera fortuna avere il cuckqueaning, perchè altrimenti l’avrebbe persa e sarebbe stato un peccato. Non è su di me, è su di lei. Sono il mezzo attraverso il quale lei è diventata approcciabile, e questa è una cosa da festeggiarsi. La conosce da nemmeno 24 ore, è anche chiaro che io stia spingendo al peggio ogni cosa che penso. Ma quando loro si saranno conosciuti meglio? Quando succederà davvero qualcosa? In quel momento quale razionalizzazione mi salverà? Dove si trova il limite tra il cucking e il poli? Quand’è che passo dal permettere il sesso e una cotta da lei a Lui ad una relazione? A Lui che si invaghisce di lei? Con del vero affetto di mezzo, dove finiscono tutti i paletti che avevamo messo? Che cosa cambierebbe per me?

Mi ha dato fastidio il fatto che non potessi scrivergli, sempre col pensiero di disturbarli. Che Lui non si fosse premurato di farlo più spesso. Ero entusiasta all’inizio, ma poi la mia coinquilina è andata via e io sono rimasta da sola. Il cuckqueaning si fa in due, ma sono io quella rimasta in un angolo per 15 ore. E mi ha dato fastidio che Lui mi dicesse che non scriveva perchè parlavano fitti e metteva a disagio farla aspettare. La frase peggio formulata della storia. È anche difficile dover ogni volta ingoiare il rospo quando Lui dice qualcosa che mi fa male, perchè non posso mica dirgli di controllare ogni singola frase che gli esce dalla bocca, e certamente non mentre è concentrato su un’altra. Quindi devo stare zitta mentre si preoccupa del suo disagio e non del mio. A me ci penserà dopo quando avrà finito con lei.

Mi ha ricordato quel particolare messaggio che, mentre era con la prima amante, mi aveva fatto perdere la calma. Che avrebbero tardato ad arrivare perchè erano troppo presi a scopare. Di nuovo.

Come Queanbull non posso prentendere che Lui tenga in considerazione ogni singola variabile. Devo essere io quella in grado di gestirsi da sola. Se mi sento improvvisamente vulnerabile, devo accontentarmi del fatto che ci sia una safeword che mi salvi in caso di emergenza. Ma quand’è l’emergenza? Quand’è che il mio stare male è accettabile come danno collaterale?

Sarebbe tutto così facile se si trattasse di sesso. Avrebbe un senso. Avrebbe un fine che si potrebbe raggiungere, Durerebbe un tot e poi basta fino alla prossima. Invece sono rimasta sola un’intera giornata perchè Lui stava facendo stare bene un’altra. Perchè coccolava un’altra. Non stava succedendo nulla di rilevante per me come cuckquean. Stava invece succedendo qualcosa di abbastanza importante per Lui da ignorarmi, da non accorgersi che il cellulare era spento, dal non chiedersi perchè io non mi stessi facendo sentire, se stessi bene o meno. Ciò che stava accadendo era abbastanza da giustificare una sparizione simile, pur sapendo che per me non lo sarebbe stato (o sarebbe corso a dirmelo alla prima possibile). Queste realizzazioni erano sensazioni quel giorno. Era una sensazione di disagio fissa. Era la sensazione di depressione quando poi è tornato, entusiasta o meno che fosse di sentirmi. Non che non volesse sentirmi, ma non stava morendo dalla voglia, o l’avrebbe fatto prima.

Ho avuto l’assaggio di cosa succede quando Lui è preso da qualcuna. Semplicemente non c’è per me. Non ha considerato di cos’avrei potuto aver bisogno io. Non ha considerato come mi sarei sentita nel vivere una cosa che amo come il cuckqueaning in un modo che però mi faceva male. Che sapevo benissimo che per come era la vita universitaria mi sarei dovuta abituare a decine di nuovi incontri che richiedevano la piena attenzione, così come dell’avere queste conoscenze sotto mano costantemente, mentre noi elemosiniamo i giorni. Non deve farmi la tirata giustificatrice in cui elenca tutti i motivi per cui non si può fare diversamente. Questo non rende il tutto meno amaro, e lui non ha pensato di dovermi dare qualche colpetto sulla spalla. Non ha pensato che certe cose avrebbero potuto farmi stare male, perchè la mia maturità da cuckquean è decisamente cresciuta. Sono diventata stabile e più matura, quindi perchè mai doversi sempre preoccupare che io abbia delle debolezze? Perchè pensare di poter calpestare una mina, dopo tutto il bell’esempio che stavo dando?

Ho avuto l’infantile reazione, appena arrivato, di rifiutarmi di chiedergli conforto. Mi sono inorgoglita e chiusa a riccio perchè se non poteva esserci quando avevo bisogno di Lui, non avrei certo elemosinato dopo. Ero una bambina che piangeva e piangeva e nessuno veniva a controllarla. No, peggio. Ero una bambina cui veniva da piangere e non lo faceva perchè sapeva di essere sola in casa.

È così facile e invitante pensare che Lui mi stia apertamente facendo male. Che Lui si sia dimenticato di me, o che si sia dimenticato delle regole e qualsiasi altra cosa. Mi sto struggendo invece nel costringermi a pensare che sono felice per Lui, che i suoi errori sono stati involontari e impossibili da evitare col mio silenzio, che dovrei semplicemente smetterla di fare la bambina ferita per far sentire in colpa gli adulti che mi hanno trascurata. Non può essere sempre una sensazione di ingiustizia. Mi ci sto spremendo la testa fino allo spasmo, e ho la seria intenzione di crescere. Però mi fa venire da piangere anche il pensiero di abbandonare la speranza di ricevere quelle attenzioni che non ho mai avuto in passato, che quella sarà davvero un’ingiustizia che mai verrà sanata. E che non posso certo far pagare a Lui il prezzo degli errori altrui.

Devo ingoiare i miei problemi e fare l’adulta.

Come faccio a fargli capire che il dirmi che c’è un’uscita d’emergenza se voglio non mi aiuta a sentirmi meglio? Che il punto è totalmente un altro? E quale sarebbe il punto poi? Varrebbe per Piñacolada così come per qualsiasi altra, e ci sarà sempre un passo falso che Lui inevitabilmente si troverà a fare. E non mi aiuta pensare che Lui possa stancarsi di questo mio “cercare problemi”. Mi viene da pensare che giustamente avendo Lui fatto i suoi perfetti comodi nella sua perfetta scena si possa sentire improvvisamente smontato da me. E mi dispiace, non voglio rovinargli qualcosa di bello. Non voglio fare quella che si fa vedere ferita per far sentire in colpa. Ma non ha pensato che io mi sarei rifiutata di chiedergli aiuto anche se ne avessi avuto bisogno, che avevo la necessità di avere Lui interessato. Così come dopo non ha immaginato quale fosse il problema, e anche quando ha scoperto che c’era davvero qualcosa che non andava, non ha ovviamente immaginato cosa fosse e cosa mi avrebbe fatto più male se Lui avesse detto questo o quello. Che se gli dico che il cuckqueaning non mi era sembrato fosse stato fatto in due quella sera, la risposta per farmi calmare e ragionare non è che non poteva farci nulla, che potevamo smettere, che è così con le nuove conoscenze, che sembrava male farla aspettare. Che se gli dico che quello che ha fatto con lei l’avrebbe fatto anche da single (a riprova del fatto che non c’è stata grandissima considerazione per il lato cuckquean della serata, a parte la legittimazione della sua possibilità stessa) la risposta per farmi calmare e ragionare non è che da single ci sarebbe andato ancora più giù, che l’avrebbe corteggiata volentieri, che è la prima volta che resta ad ascoltare invece che parlare, che lei è interessante (non quanto me, certo :) ) e hanno parlato tantissimo tutta la giornata. Se io gli dico che ho bisogno di tempo da sola per zittire quella parte della mia testa che mi sta pugnalando ad ogni sua frase, per calmarmi e farmi ragionare non può venirmi a dire che se non facesse qualcosa con lei se ne pentirebbe. Non può venirmi a dire che la ‘cake non riuscirebbe a farsela piacere così tanto perchè ha per la testa Piñacolada e gli servo io per passare da una all’altra. Che cazzo vuol dire. Perchè dovrei esserne felice?

E quando manca la differenza tra le sue amiche e  le sue possibili amanti mi ritrovo a non sapere quando posso sentirmi messa da parte e quando no. Un momento la ‘cake è una potenziale amante e il momento dopo non mi dice che la sente al telefono, o con chi messaggia ecc. Ha i suoi rapporti e le sue amicizie, non posso chiedergli un resoconto di ogni contatto che capita in università. Ma come faccio io a sapere dove sto in tutto questo casino? Perchè devo fare io la paranoica e chiedergli con chi si sente, che cosa dice ecc?

C’è che non posso dargli la colpa per non avere la sfera di cristallo.

Quindi sì, sono infantile, ho bisogno di rassicurazioni infinite perchè non ho fisicamente il modo di andare dalla me di 4 anni e spiegarle cos’è che non va. Lui resta un ragazzo e non il mio salvatore, e anche se Lui si prendesse una cotta e vivesse questa pseudo relazione alternativa con chicchessia pur continuando ad amarmi ecc, diventasse anche un poli, facesse qualsiasi cosa gli venisse in mente, comunque non cambierebbe il fatto che il problema alla nascita è un altro. Perciò a Piñacolada non riconosco alcuno status speciale, così come a Lui non figuro nessun’arma in mano. Sono solo persone che vivono e che fanno cose che mi ricordano eventi sepolti, e mi sembra che ad ogni colpo io possa sentire ancora lo stesso male di 20 anni fa. Dovrò scoprire che la me bambina sarà sempre lasciata sola e che nessuno potrà salvarmi da questo ricordo. Ma ho 23 anni e le cose sono diverse, no?

 

 

Il Rant

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In questi mesi mi si è rivoluzionato il mondo, e per alcune cose dovrò scrivere post a parte per essere sufficientemente esaustiva. Al solito impedimento degli impegni universitari, adesso si aggiunge il problema della mancanza di internet nel mio nuovo appartamento; finchè Fastweb non si deciderà, ahimè sarò costretta a farmi viva in modo estremamente saltuario. A parte questo, ci sono alcuni argomenti/pensieri che stanno iniziando a toccarmi da vicino e penso che li annoterò qui, come futuri memo per i post discorsivi intracuckqueaning che sempre mi capita di dover scrivere.
Annuncio già da adesso che il tono sarà sul polemico andante. Non vogliatemene, è per amore retorico.

1) I BabyDom.
Ossia i Dom al di sotto dei 24 anni, generalmente.
Ditemi qual è il vostro problema (“vostro” inteso in senso lato). Le ragazze sub dai 18 anni in su vengono sommerse da messaggi di Dom di ogni età; non importa quanto masochista, quanto sottomessa, quanto inesperta o esperta dica di essere, è la benvenuta. Non parliamo poi delle ragazze Femme dai 18 anni in su; hanno un seguito persino maggiore. Finchè le vuoi prendere o le vuoi dare ma sei una donna, tutto fila liscio come l’olio. Se sei un maschio sub dai 18 anni in su puoi trovarti con discreta facilità una Femme dai 18 anni in su o un Dom (bisex o gay o con un particolare gusto per la dominazione maschile) di qualunque età.
Ma non se sei un Dom dai 18 anni in su. Lì no. I Dom nascono già che hanno 26 anni. I Dom iniziano la loro carriera a 26 anni, ma hanno già la fama automatica di uno che è nell’ambiente da 8. Ma se sei proprio in quella fascia d’età, beh, puzzi di latte. Sei immaturo, inaffidabile, scostante, capriccioso, presuntuoso, pretenzioso, irresponsabile.
La maggior parte dei bdsmers iniziano a fare esperimenti con questo lato del sesso già da giovanissimi: 14-15 anni. Alcuni (come me) vengono attratti da queste dinamiche sin da piccoli, in piena infanzia. Ma se un “babydom” dice di aver iniziato a far pratica di bdsm a 14 anni, allora no. E’ un fake. A 14 anni a malapena si sa dove infilarlo il pene, figuriamoci fare del bdsm.
Beh, mi dispiace per chiunque abbia pregiudizi totalmente gratuiti e random sui Dom under25, ma esistono, e capita non raramente che siano meglio di molti Dom over30.
Sappiamo benissimo che con la società odierna molti uomini arrivano a 40 anni che sono ancora attaccati alla gonnella della madre, o uomini che a 30 anni sono a malapena capaci di gestirsi da soli. Dove sta scritto che un 24enne non può essere un ottimo Dom?
Da quando il bdsm si fa con l’età? Da quando nel sesso ci sono esperienze che assolutamente non puoi aver provato a quell’età machecosastaidicendo?
Posso capire alcune pratiche specifiche come il bondage sospeso, il cutting, tutte quelle pratiche rischiose che richiedono effettivamente anni ed anni di pratica e conoscenza medica (cosa che spesso non hanno comunque, nemmeno a 50 anni), ma in generale il bdsm non dovrebbe avere a che fare con il comunicare col partner? Essere in grado di mostrare in modo trasparente cosa si desidera e cosa si è disposti ad offrire per il piacere dell’altro? Perchè uno di 23 anni dovrebbe essere più sordo di uno di 34 ai bisogni di una sub? Che storia è?! O ha la sensibilità e la decenza di ascoltarla, o non ce l’ha! Fine. Indipendentemente dall’età.
Non ho la più pallida idea da dove salti fuori questo pregiudizio, ma mi lascia seriamente attonita.

2) “Questo è sbagliato”
Questa mi diverte sempre. Siamo nel bdsm&fetish, notoriamente una minoranza non benvista dalla società. La maggior parte di noi cresce sentendo fino alla nausea ritornelli di “sei malato” “questo è sbagliato” “ma come puoi anche solo pensare una cosa simile” “dovresti farti curare” ecc, eppure all’interno della community capita spessissimo di giudicare i reciproci fetish con lo stesso tipo di giudizio che la società applica nel discriminare i bdsmers. Così ti ritrovi in queste situazioni paradossali dove uno che si eccita leccando i pavimenti dà del depravato mentale a quello che si eccita succhiando le maniglie delle porte. Io questa non la capisco. Che senso ha sfogare il rifiuto che si riceve dalla società all’interno della minoranza, dove si dovrebbe ben sapere cosa significhi venire rifiutato per un gusto sessuale?
Ci sono cose che non ti piace vedere o pensare? Bene, non pensarle e non guardarle! E’ come vedere un omosessuale razzista…
Che diamine avete di sbagliato VOI?!

3) La solidarietà femminile.
E’ una bufala. E’ una cosa inventata da non so chi, ma chiunque sia stato merita di aver fatto qualunque fine abbia fatto.
Parlo conscia di quei pochi, pochissimi casi vissuti nella mia esistenza che sono stati la classica eccezione che conferma la regola: miracolose isole di salvataggio in cui trovavo davvero delle amiche e pensavo di redimere l’umanità.
Per il resto, siamo iene e ce ne freghiamo altamente le une delle altre. Passiamo dall’ignorarci in toto al fare finta di sopportarci (quando gli obiettivi d’interesse sono diversi) all’odio manifesto (quando gli obiettivi d’interesse convergono).
Un amico oggi mi diceva che pensava fosse più facile per una donna trovare una partner sessuale per la coppia, dato che tra donne ci si trova generalmente meglio a parlare ecc.
No.
Ho visto casi di amicizia femminile sincera. Ne ho assaggiati alcuni, per limitati periodi di tempo. Ma accettiamo il fatto che le donne sono competitive quanto o più degli uomini, e sono disposte a giocare sporco sin dal primo round.

4) Il Dom nullafacente.
Questa è grave, ed è tanto più grave quanto più spesso la trovo in giro. E’ questa tendenza a ritenere che il vero Dom sia servito, riverito, obbedito, adorato, amato, divinizzato e…..basta. La sub non deve fare altro che imparare a leggere ogni bisogno del suo Dom e…basta.
Basta cosa?! Da quando il Dom si è trasformato nello stereotipo del marito 50enne che sta spaparanzato sul divano a farsi portare la birra dalla moglie (non gliel’ha chiesta, ovviamente, lei ha inteso da sola che lui la volesse)?
Cos’è che il Dom dà alla sub, a parte ordini diretti e indiretti? Dopo averla trasformata nel perfetto robottino che lo serve e riverisce, lui cosa fa? Si gode il modello finchè non è fuori moda?
Ognuno è libero di vederla come vuole, e se la sub ha come unico ed esclusivo bisogno quello di soddisfare Lui, allora va bene. Ma i bisogni di lei DEVONO essere presi in considerazione. Il Dom DEVE prenderli in considerazione. Troppo facile dire “voglio una sub che abbia come unico scopo di vita quello di servirmi”. Vorrei un pò di sana presa di responsabilità da parte del Dom, grazie. Vorrei che interagisse con me ad un livello un pò più profondo e si impegnasse con me, sudasse sangue insieme a me per far sì che entrambi possiamo dire di essere soddisfatti l’uno dell’altra.
Nemmeno Dio è rimasto sempre là in poltrona a fare niente a parte farsi adorare (sia quello religioso che quello filosofico), perciò togliamo questo velo divino al Dom. Non sei Dio, sei una persona come le altre e se vuoi entrare in una relazione D/s dovrai farti il culo per la partner che hai scelto e che ha scelto di stare con te, esattamente come lei se lo farà per te.

5) “E’ solo un gioco”
Questo punto è strettamente legato al 2).
Se ti piace pensare il bdsm come un gioco tra te e il tuo partner o chi ti pare e piace, da fare e poi mettere da parte mentre vivi la tua vita: accomodati. E’ perfetto così.
Non pensare però che sia così per tutti.
Ci sono moltissime persone per le quali il bdsm non è soltanto un gioco, ma un vero e proprio stile di vita. Influenza le amicizie che fanno, il modo in cui interagiscono, il modo in cui vedono l’umanità, la loro sensibilità sociale, la loro fottuta routine quotidiana. Alcuni non possono eccitarsi in altro modo. Alcuni hanno avuto dei seri problemi e questo è l’unico modo che hanno per sublimare il trauma. Alcuni sono semplicemente fatti così da che lo ricordano.
Evitiamo perciò i perbenismi, ognuno la vive come vuole.
E il fatto che qualcuno faccia il/la sub 24/7 non significa che non possa romperti l’osso del naso se non la smetti di dirgli come dovrebbe vivere la sua vita.

6) “Non mi avrebbe accettato, così le ho mentito per 47 anni”
Questo è un argomento delicato. Delicatissimo. Che richiede l’analisi di un sacco di variabili e permette una marea di giustificazioni. E il mondo non è mai tanto brutto quanto sembra davvero.
Ma ho il preciclo, non mi funziona bene il filtro sociale/buonsenso e andrò per estremismi: via tutte quelle balle. Che sia o meno bdsm, non si può pensare di poter costruire un rapporto sulla menzogna. In amore ci dovrebbe essere fiducia. Dov’è qui la fiducia? Nel partner e in se stessi? Nella coppia?
Questa è un’altra di quelle cose che non capisco e non capirò mai. E lo dico dopo aver passato anni io stessa a sparare balle a ritmo patologico: per proteggermi, per nascondermi, per insicurezza, per sfiducia ecc. Ma quando ho smesso mi sono resa conto di cosa non avevo fatto per tutto quel tempo, nonostante le mie credenze: non avevo amato. Non avevo amato davvero. Non mi ero lasciata andare, non mi ero fidata, non avevo permesso alla persona che amavo di dimostrarsi degna della mia sincerità e starmi vicino come desiderava. Come mi aveva dato fiducia che gli avrei lasciato fare. E non l’avevo fatto.
Nel bdsm si raggiungono situazioni epocali. Menzogne che si protraggono da così tanto tempo che si farebbe prima a cambiare identità. Gente che inizia ad avere dubbi su quale sia la personalità vera, se è vero che gli piace leccare le gambe delle sedie o se è vero che ha una moglie e tre figli.
Non ci sono mezze misure o isolette di salvataggio qui. Purtroppo è bianco o nero quando si arriva al nocciolo della questione: o c’è fiducia o non c’è. Se menti, non c’è. Che tipo di amore sia quello che ne viene fuori, beh, non sta a me calcolarlo. Ma stiamo parlando di pratiche bdsm che per il benessere psicofisico dei coinvolti richiede una TOTALE sincerità. Se menti non stai mettendo a rischio solo te stesso, ma anche il tuo partner. E non lo ritengo giusto.
Un esamino di coscienza, please.

Oh wow, mi sento meglio.
Fine del rant.
Non odiatemi.

Angolo Indicizzazioni del Giorno

come curare bdsm  -> attento che non è giornata eh.
storie cuckold io lei il negro  -> negro è un termine razzista, johnny. questo è il tipo d’uomo che chiama la moglie “vacca troia” perchè fa la Sweet dopo 9 anni che lui le scassava le palle per andare con un altro. che brava gente.
blog dove trovo video di mogli che fanno le corna porno  -> ormai i siti porno ne sono pieni, basta che cerchi nelle categorie.
la patologia cuckold  -> ripeto, non è giornata.
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