E riesco a scrivere ancora un post prima di capodanno, son felice.
Da raccontarvi purtroppo non ho praticamente nulla, giacchè nè io nè Lui abbiamo potuto coltivare la conoscenza di qualche papabile amante. Però sono riuscita a prepararvi la nuova sorpresina, ossia un Tumblr personale dove mettere tutto ciò che mi viene in mente sul cuckqueaning. Risolvo così il problema gallery. Per chi avesse intenzione di seguirmi anche lì (e la cosa mi farebbe estremamente piacere), il link è: cuckqueanita.tumblr.com
Avviso inoltre che sto aggiornando la pagina sulle canzoni-libri-film dedicati al tradimento, aggiungendo titoli qua e là e preparando la sezione Manga (per chi è pratico d’inglese, giacchè sono tutti in lingua).
Detto questo, avrei una questione che mi gira nella testa ultimamente, e che mi sta dando parecchio da pensare.
Torniamo all’inizio della mia adolescenza, quando i ragazzi che attiravano la mia attenzione erano quelli con un vasto seguito di innamorate che speravano di essere pescate come in una lotteria e godere delle loro attenzioni esclusive. Mi vedo farmi avanti tra queste ragazze con il sapore dell’ambizione in bocca e la voglia di superarle tutte; eppure mi vedo stare ferma immersa nella mischia, che invece di assicurarmi una strada per poter ottenere il premio tanto ambito, mi concentro sul farmi scegliere di volta in volta tra le tante. Come se, dopo aver superato un test d’accesso, invece di frequentare le lezioni, scegliessi di ridarlo l’anno dopo solo per il gusto di farmi accettare di nuovo. Non mi interessava nemmeno sapere cos’accadeva dopo il lieto fine, quando lui ormai è innamorato di te e dimentica il resto del mondo. A me interessava stare nella mischia e fare in modo che quel faro puntasse di nuovo me. Mi interessava anche vedermi tremare e piangere quando veniva scelta un’altra, per poi prepararmi alla volta successiva. Mi interessava avere un pubblico che testimoniasse i miei sforzi, che li riconoscesse.
Ricordo un pomeriggio passato in un bar con un ragazzo di un’altra scuola. Lui un paio d’anni più grande di me, estroverso e popolare, tutto labbra carnose e occhi chiari e onde bionde sulla testa. Di quel pomeriggio ricordo particolarmente bene il bicchiere di tè freddo che avevo davanti, perchè lo fissavo come se fosse la mia zavorra per restare attaccata sulla Terra, mentre lui mi parlava di quanto gli mancasse la sua ex e della serenata che le aveva fatto davanti a tutta la loro comitiva come dichiarazione d’amore. Quando prendevo abbastanza coraggio alzavo gli occhi e lo vedevo raccontarmi entusiasta tutto l’impegno che ci aveva messo, e l’ansia nell’aspettare una sua risposta. Uscivamo insieme, io e lui, ma suppongo fossi riuscita a guadagnarmi il posto di “Amica Intima” al punto che si sentiva di potermi confidare il suo amore non più corrisposto, e condividere con me il dolore che ne derivava. Non ero in grado di confortarlo più di tanto, presa com’ero dal mio piccolo tumore personale. Parlavamo della sua ex e poi quando mi salutava alla fermata dell’autobus mi infilava la lingua in bocca, tenendo le mani in tasca.
Io ero un tale groviglio di aspettative, capricci, richieste, frustrazioni, vergogna e sensi di colpa, che non riuscivo a stare in casa e passavo le mie giornate in biblioteca a respirare l’odore dei libri, a cercare qualcosa che mi elevasse dallo stagno in cui ero immersa.
Non mi è capitato ancora di dirlo ma…beh, io disegno davvero bene quando ho il cuore stretto in una morsa. Scrivo. Recito a teatro con più passione. Sono più socievole con gli amici. Vedo il dolore con più arte, e mi chiudo in tramonti passati ad ascoltare musica seduta su un piccolo muretto, mentre strofino le nocche contro la pietra.
Ecco perchè il Cuckqueaning per me è così importante; è il carburante che uso per dare il meglio di me, per pretendere un pubblico cui far vedere quanto brillo nonostante tutto, quante cose ho da raccontare.
Non ne conosco davvero la ragione, forse è perchè ho sempre avuto il terrore di essere vuota e noiosa e senza nulla da offrire -persino a me stessa-; per riconoscere il valore dei bei momenti ci vuole una maturità che al tempo non avevo, così mi spezzavo il cuore ogni giorno, per avere semplicemente qualcosa da dire.
La felicità non lascia cicatrici da guardare, mi si permetta la citazione.
Col tempo però le cose sono cambiate.
L’umiliazione verbale nel sesso ho gradualmente accettato che non fa per me, è troppo esplicita per i miei gusti. Mi basta che Lui mi dica “sto immaginando che ci sia Lei al posto tuo ora”, e il resto del lavoro lo fa già la mia testa.
Ho sempre più la convinzione che il Cuckqueaning sia un dono che io faccio a lui per amore, e un dono che Lui fa a me per lo stesso motivo. Gli regalo una libertà che normalmente è negata alle coppie, che non deve restituire in alcun modo se non continuando ad amarmi.
Non voglio identificarmi nella brava mogliettina di casa mentre l’amante è quella mondana da portarsi alle feste, ma mi rendo conto che non è durante la festa che avverto l’amore e la connessione; è quando tutti se ne sono andati ed io e Lui restiamo soli a portare in cucina i piatti e i bicchieri da lavare. E’ mentre facciamo avanti e indietro nel riordinare la sala e Lui mi dà un bacio al volo ringraziandomi dell’aiuto. E’ che l’amante potrebbe essere invitata a feste e presentata pubblicamente e tutto quello che si vuole, ma nel momento in cui c’è da tornare al focolare, ci sono io e nessun’altra.
E mi porta a chiedermi un’altra cosa. E’ comune in tutte le coppie cuck, scambisti, poliamoristi ecc concordare delle regole per non calpestarsi a vicenda. Sì puoi scopare con chi vuoi ma non il giorno del mio compleanno. La barretta di cereali guardando How I Met Your Mother lo fai solo con me. Quel profumo lo metti solo con me.
Piccoli dettagli, piccole ancore di salvezza per confermare un rapporto esclusivo. Certo, in un rapporto monogamo hai una strada a 4 corsie a disposizione, mentre adesso hai una stradina sterrata di campagna. Ma la stradina c’è sempre, ed è solo tua.
Ora, ha davvero senso? Non ci stiamo prendendo in giro?
Che differenza c’è tra l’esclusività che tanti rifiutano nella monogamia (pubblicizzando il loro stile di vita aperto e molto meno egoista) e l’esclusività che comunque si pretende nei rapporti aperti? E’ solo questione di spostare il limite un pò più in là. La pietra dello scandalo non è più semplicemente baciare un’altra donna, ma guardare quel dato film in quel dato giorno con un’altra. I dettagli diventano assurdamente precisi, si ribaltano i valori e le misure: in un rapporto monogamo quello che sembra un gesto vago e ambiguo come anche solo uno sguardo può risultare in un litigio per accusa di flirt adultero; in un rapporto poli/cuck/swing per un cavillo come il far usare le tue pantofole all’altra perchè non ne aveva di sue (esempio random) possono crearsi delle crepe anche importanti, con l’accusa di aver tradito la fiducia dell’altra.
Dov’è questa grande differenza?
Mi si potrebbe dire: la differenza c’è eccome. Dal non poter guardare nemmeno un’altra al poterla scopare liberamente c’è un mondo di differenza. Ed è vero. Ma qui stiamo parlando di sentimenti e di princìpi, e la cosa importante non è più il DOVE quella pietra dello scandalo viene messa, ma il fatto stesso che CI SIA in ogni caso. In tutte le versioni, c’è.
C’è qualcosa che l’altro fa con la sua amante oltre che con la donna in questione, che fa incrinare il rapporto. Potrebbe essere una libertà condizionata più comoda di un’altra per alcuni, ma sempre di libertà condizionata si tratta.
E allora mi chiedo: non potrebbe davvero anche l’amante aiutare a sparecchiare dopo una festa? Far parte dell’immagine del focolare? Mi servono davvero dei posti nei quali mi cristallizzo nell’immagine della Moglie in tutto e per tutto, unica ed insostituibile nei suoi valori fondamentali? Che libertà sto donandogli? Quella di scopare con le altre, sotto certe regole? E’ solo un gioco sessuale come un altro, non un dono.
Un dono con scadenza e con limiti non è un dono, è un noleggio.
E man mano che sposto quella pietra sempre più in là, noto che il mio cervello formula automaticamente un rifugio sicuro altrove. Sì potrà fare tutte le mansioni della moglie, ma quella con l’anello sarò io. Sì potrà anche avere l’anello, ma quella che starà per sempre con Lui sarò io. Sì potrà stare per sempre con Lui, ma quella che avrà i suoi figli sarò io. Sì potrà dargli anche dei figli, ma chi li crescerà sarò io. Sì potrà crescerli anche lei, ma chi verrà considerata la Prima Moglie sarò io. Sì potrebbe anche essere ritenuta lei la Prima Moglie, ma quella più utile a Lui sono io. E via così all’infinito.
Non abbiamo risolto niente. Non si risolve niente nemmeno con il poliamorismo. Le regole restano sempre quelle, sono solo spostate più in là. A molti fa comodo semplicemente perchè hanno deciso di vivere in quello spazio che si sono ritagliati all’interno del limite, ma il limite c’è sempre.
Dov’è il dono d’amore totalmente disinteressato?
E’ a questo che sto pensando, negli ultimi giorni prima di Capodanno. Al valore di ciò che stiamo cercando di costruire, e al significato che esso ha, al modo in cui ci modifica.
Ai tabù e alle paure che sembrano scomparire ma che in realtà prendono solo una forma diversa, e non appena te ne rendi conto, tornano a punzecchiarti. Avevi solo dimenticato di avere il sassolino nella scarpa, ma ora ti sei spostato e lo senti di nuovo.
Sono certa che la gelosia resterà sempre, e resterà sempre una grandissima motivazione per andare avanti a testa alta; ma mi chiedo se non mi stia illudendo, sentendomi nobile e forte per ciò che riesco a donargli. Temo di starmi chiamando una Guerriera, chiusa però nelle mie stanze d’avorio, lontana mille miglia dalla guerra.
C’è davvero un modo per uscire dallo schema di rapporto esclusivo?