Archivio mensile:marzo 2018

Comorbidità

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Ok, stavolta ci riprovo seriamente. 

Durante lo scorso anno sono arrivata persino a pianificare 4 post e a iniziare la bozza di uno, mi vantavo con Lui di avere tutto sotto controllo, questo blog tornerà attivo come un tempo, ho così tante cose da dire! Stavo prendendo per il culo tutti, e quella bozza non so nemmeno dove sia finita. L’ho mai scritta? Me la sono solo immaginata? Non avrò mai risposta. 

Detto questo, sono rimasta piacevolmente sorpresa del fatto che continuo a ricevere email da lettori, a conferma del fatto che per qualche miracolo questo blog non è davvero morto, ma soprattutto che il suo contenuto è ancora attuale e d’interesse. Il numero delle cuckquean italiane è ancora esiguo da quel che vedo, ma la differenza rispetto al deserto di 7 anni fa (7 anni, maremma) è abissale. Anche solo sentirmi dire “Ehi, anche io!” è qualcosa in cui non avrei osato sperare all’inizio di questo blog, non per la cultura italiana riguardo all’argomento corna. Sono orgogliosa di voi. 

Due paragrafi, sto esaurendo la mia barra creatività per tergiversare, facciamo che provo a buttarmi in uno dei miei soliti papielli in cui parlo parlo parlo e se ti impegni puoi riassumere un intero articolo in tre frasi. Mi piace rispolverare i vostri ricordi di antologia al liceo così. 

Cercando di andare in ordine: 

Le cose si sono evolute in strani modi dall’ultima volta che ho scritto qui. Lui aveva smesso di sentirsi con Agrippina, e poi come al solito la vita si è messa di mezzo con un miliardo di cose più importanti cui pensare. Non voglio mentire, questo è forse l’unico dettaglio del mio cuckqueaning che ancora faccio fatica a digerire: non sta più a me gestirne gli orari. Da che ho iniziato questo gioco pericoloso da bambina, fino al momento in cui ne ho parlato apertamente con Lui quel fatidico giorno sul treno nel 2011, il cuckqueaning è stato qualcosa di profondamente e visceralmente mio; miei gli orari, miei i ritmi, mie le fantasie, mie le pare mentali, mio il male, mia l’adrenalina, mio tutto. Trovavo qualcosa di cuckqueaning in ogni mia relazione, e quando il cucking sfumava perchè l’altra persona diventava troppo monogama, semplicemente facevo avanti il prossimo. La mia attrazione verso chiunque andava di pari passo con la capacità di quel chiunque di darmi indirettamente del cuckqueaning. Le mie relazioni dipendevano dalla soddisfazione di quell’ossessione.

Quando però il cuckqueaning è diventato ufficialmente parte integrante della mia relazione con Lui, inevitabilmente ho dovuto anche cedere il controllo. Lui decide quando può o non può sollazzarsi con altre, e se poi ci aggiungi i periodi in cui io posso o non posso permettermi di prestare attenzione al cuckqueaning (questo molto più nel passato, quando il cucking si traduceva in settimane di insonnia e attacchi d’ansia), ecco che la risposta sono brevi finestre di tempo in cui entrambi siamo disponibili, intervallati da ben più mesi di nulla. All’interno di quella finestra poi bisogna vedere se si riesce a far incastrare una tipa, che ovviamente ha una vita sua, problemi suoi, e aggiunge quindi una variabile alla già difficile organizzazione. Come se i sentimenti si potessero incastrare così perfettamente. Che poi in realtà non è mai davvero andata così, quando Lui ha occasione mi chiede conferma, io non dico mai di no, e la cosa va finchè può andare. 

Il punto resta che non sono più io a soddisfare i miei bisogni cuck quando mi vengono; devo aspettare che Lui abbia il tempo e le energie per farlo. Anni fa avevo un costante fondo di risentimento per questo, che si aggiungeva perfettamente alla mia incontrollabile e ingiusta ma vagamente comprensibile rabbia per l’interruzione della nostra convivenza quando lui si è trasferito per studi (ed è un contesto che ho raramente preso davvero in considerazione in questo blog, ma ci tengo a parlarne dopo). Erano sensazioni sempre in lotta con la mia razionalità ed empatia, dei groppi amari che ingoiavo e ingoiavo perchè riconoscevo io stessa che sarebbe stato ingiusto cercare di cambiare le cose, ma poi col tempo quella rabbia si è attenuata e finalmente spenta. Quando dico che dover aspettare così tanto tra una sessione cuck e l’altra è una caratteristica che ancora faccio fatica a digerire non significa che mi irriti attivamente; è solo una presa di coscienza del fatto che non si può comprare quel bel vestito perchè questo mese c’è la bolletta della luce da pagare. Non c’è nemmeno davvero amarezza dietro, è solo il naturale stato delle cose, una sorta di nostalgia per l’adolescenza dove le responsabilità erano molte meno e non ci si rendeva conto di quanta libertà ci fosse nell’inseguire ogni capriccio (immensa generalizzazione e idealizzazione, non vogliatemene male). Ciò non vuol dire che nella mia testa la fantasia non sia ben più rosea della realtà, ma il fatto che ci sia in toto una realtà in cui il cuckqueaning è parte integrante del mio giostrarmi tra le “gioie e dolori” della vita adulta è già qualcosa che addolcisce l’anelare, e mi sta bene così. 

Ho diversi punti da toccare in questo papiello-del-ritorno, e probabilmente finirò con lo spezzare il discorso in diversi post perchè altrimenti diventerebbe troppo lungo, ma ecco, c’è quel contesto di cui vorrei parlare in relazione agli anni documentati qui in cui il cuckqueaning ha fatto di tutto per farmi dubitare di averlo mai voluto. Un contesto che poi è ovviamente cambiato col tempo ma che ha comunque continuato a influenzare pesantemente l’andamento del nostro cucking, e persino oggi, con tutto quello che so di dovervi dire, resta una variabile importante del perchè le cose stanno come stanno. Ho fallito nel non prestarci attenzione prima, e suona anche vagamente imbarazzante perchè ero io per prima a suggerire a chiunque mi chiedesse consiglio di analizzare le proprie paure e le proprie insicurezze in relazione a come il cuckqueaning avrebbe cambiato lo status quo. Vuoi iniziare il cuckqueaning perchè ti eccita da morire ma sei nel bel mezzo della tua tesi di laurea? Forse è meglio aspettare, perchè il cuckqueaning probabilmente ti ossessionerà e ruberà una grande quantità di energie e concentrazione. Vuoi iniziare il cuckqueaning ma hai una fobia dell’abbandono grande quanto l’oceano? Forse è meglio analizzare quella fobia prima di buttarsi nel fetish, che dici? E così via all’infinito, perchè la fantasia è facile, è il salto nella realtà il difficile, e la vita ci si metterà sempre di mezzo cambiando le carte in tavola, e devi essere pronto ad affrontare l’inaspettato anche quando fa male. Guarda come predico bene e razzolo male.

All’inizio del cuckqueaning avevo un bagaglio di traumi ed insicurezze che avrei potuto recitare a memoria come quella poesia che ho imparato alle elementari e non ho mai più dimenticato. Sapevo esattamente che bagaglio stavo trascinandovi dentro, d’altronde praticavo irresponsabilmente cuckqueaning da che avevo 7 anni, ero già abituata a come si incastrava perfettamente con la mia personalità, come compensava o combatteva o aiutava tutti quei nodi mentali che accumulavo crescendo. Era un punto focale sin dall’inizio, quella competizione e vittoria che nutriva sia la mia fame di adrenalina che la mia autostima. Mi sentivo figa già solo per il semplice fatto di riuscire a praticare un fetish che avrebbe distrutto tanti altri. Ma allora dov’era il problema, se togliamo la questione dei preconcetti sociali sulla monogamia e l’amore che ho dovuto smontare nella mia testa? Beh, il problema era tutto il resto. 

Ho iniziato con la sicurezza dell’affidare il cucking alla persona che amo e di cui mi fido ciecamente, ignorando il fatto che quella competizione che non si poteva perdere (non c’era assolutamente possibilità alcuna che Lui mi lasciasse), non si poteva di conseguenza nemmeno vincere perchè non c’era davvero nulla su cui competere. Nel bel mezzo della mia lotta contro la gelosia e la pura angoscia dell’inizio di una dinamica che era sempre stata così familiare e naturale per me e improvvisamente appariva come una spaventosa estranea, dovevo anche confrontarmi con un ritorno di autostima che non arrivava mai. Non vincevo, non perdevo, sembrava tutto inutile. “Se li lascio fare tutto quello che vogliono, dove sta la mia vittoria?” scrivevo anni fa, tirandomi i capelli. Bella e inutile domanda. Non c’è vittoria perchè non c’è mai stata gara, e ho impiegato mesi per farci pace. Alla fine l’illuminazione è arrivata per vie traverse, parlando con altre coppie e altre amanti, ascoltando le loro paure e insicurezze e dubbi, rendendomi conto che eravamo tutti sulla stessa barca. L’empatia mi ha portata, su quella metaforica gara di corsa dove il traguardo era la mia vittoria da Cuckquean, a fermarmi e ad aiutare la rivale che era appena inciampata, invece che esultare per il trofeo già quasi tra le mie mani. 

Mi stavo giusto abituando all’idea di dover riconsiderare i miei progetti sulla mia autostima nel cuckqueaning, che era poi arrivata la seconda bomba, e la convivenza si era interrotta per cause di forza maggiore. Atto II, Scena IV, entra in scena il mio terrore dell’abbandono. “Ma non ti eri ritirato e avevi aperto un ristorante vegano in corso Venezia?” chiede Autostima. “Siete in low budget, ero l’unico cretino disposto a fare la comparsa gratis”, risponde Abbandono.

Da qui in poi mi vedrete nel blog sapientemente ignorare quanto la distanza stia influenzando le mie reazioni nel cuckqueaning, persino in quei post dove esplicitamente scrivo la parola “distanza”. Non la stavo davvero intendendo nel senso lato, stavo guardando l’albero invece che la foresta, stavo fissandomi sulla distanza in questa o quella sessione cuckquean, sulla mia gelosia e ansia ogni volta che si faceva un salto in avanti e improvvisamente ero di nuovo catapultata in territorio sconosciuto. Quanti problemi avrei avuto con Piñacolada se io e Lui fossimo stati ancora sotto lo stesso tetto? Quanto rancore e paura verso l’improvvisa distanza ho riversato nel cuckqueaning dove tutti quei timori prendevano forma solida? Quanto parallelo è stato il mio far pace con il cuckqueaning rispetto al mio far pace con la distanza? Domande retoriche. 

Se guardo indietro e mi concentro, posso vedere chiaramente come ogni passo in avanti nel cuckqueaning faccia da specchio a un passo in avanti verso un’altra area della mia vita che condivideva con il cucking parte della stessa stanza emotiva (e di cui tratterò in un altro post). Stesso gioco per i passi indietro, quando sembrava che il cuckqueaning mi stesse facendo male perchè si stava improvvisamente andando su di livello, e invece (o magari semplicemente “anche”) c’era qualcos’altro che stava agitando quella stanza emotiva condivisa. 

In un altro periodo, quello che andava di pari passo con me che scherzosamente mi chiamavo la cuckquean buddha, c’era in contemporanea una discesa nella mia salute fisica che mi ha portata a spogliare la mia quotidianità di qualsiasi cosa che potesse crearmi ansia. Non potevo fisicamente permettermelo, così ho appiattito la mia vita, e allo stesso tempo ho appiattito le mie emozioni più scomode. Sono maturata come cuckquean, oppure ho semplicemente staccato la spina alla mia emotività? Domanda retorica di nuovo, e forse quell’ “oppure” è di nuovo un “anche”. 

Agrippina si sovrappone perfettamente con un periodo tremendamente difficile per me dal punto di vista sia emotivo che fisico, e guarda caso ci sono stata male per due settimane prima di riuscire a calmarmi. 

Ulteriori esperienze successive ad Agrippina sono state organizzate, accolte, e vissute adattandoci a problemi di salute che stavamo avendo entrambi, e che ci hanno portato a dover modificare in maniera permanente molte delle abitudini che davamo per scontate prima.

Parlerò in un altro post di alcune riflessioni riguardo al poli vs cucking, e non posso fare a meno di chiedermi anche lì se tutte le mie maturazioni sull’illusione della competizione e sulla mia capibarizzazione non siano state tirate nel mezzo da ben altre questioni psico-fisiche che ancora una volta sembrano molto convenientemente riflettere un certo stato emotivo. Sembra una favola con tanto di morale “non tutti i mali vengono per nuocere” (cui aggiungerei “nemmeno tutti i beni vengono per giovare”), ma vorrei davvero mettere nero su bianco questa riflessione, perchè mi sono confrontata con tante ma tante coppie e singoli nel corso degli anni, e mi è stato chiesto innumerevoli volte come ho fatto a superare la gelosia, l’insicurezza, la paura, la rabbia, ecc. Ho sempre fatto del mio meglio nell’esprimere le mie opinioni e analizzare la mia storia, ma qui c’è qualcosa che non avevo ancora riconosciuto nonostante fosse stupidamente sotto il mio naso, e non è giusto che io mi prenda del merito che non ho: 

non sono totalmente responsabile della mia crescita come Cuckquean, non più di come posso esserlo per una cicatrice dopo una brutta caduta. Ho forse fatto pensare troppo spesso che basti la forza di volontà da sola per maturare, come se “Voglio diventare adulto” basti a un bambino per trasformarsi. Gli ci vorranno almeno 15 anni, e il tempo non è una variabile che puoi eliminare, tutt’al più comprimere o allungare come un elastico. Diventerà adulto, senza ombra di dubbio, ma prima la vita dovrà investirlo, o quel desiderio resterà vuoto di possibilità. Allo stesso modo la mia maturazione nel mio percorso di cuckqueaning non è solo sulle mie spalle, non è solo sui miei progetti e la mia testardaggine e le mie prese di posizione: mi ha investito la vita in questi 7 anni, così come succederà nei prossimi 7, e via ancora fino a che potrò. Il punto credo sia più riuscire ad adattarsi ai cambiamenti, trovarsi a dover deviare strada senza volerlo ma guadagnarci qualcosa in ogni caso. 

Alle cuckquean e aspiranti tali: come sono arrivata dove sono arrivata? Testardaggine, volontà, paura, incidenti di percorso, incidenti diventati opportunità, puro caso. Non ho il pieno controllo del mio volante e ho imparato ad averci a che fare; sono totalmente certa non ci sia poi tanta differenza tra voi e me. Non posso consigliarvi di avere le mie stesse botte di culo o i miei stessi problemi, ma avete il vostro personale mazzo di carte che a intervalli regolari vi scombina i giochi, e citando un mio professore al liceo: “Vendete cara la pelle.” 

A chi mangia sempre polli vien voglia di polenta. (?) 


Coming soon: 

indicizzazioni mancate

poli vs cucking 

se sento un altro “cuck” usato come insulto parteciperò alla mia prima rissa.