E rieccomi a casa…il luogo del delitto.
Rientrarci ha fatto un pò CSI, con tutti gli sguardi furtivi ad ogni angolo, l’attenzione maniacale verso i dettagli, il ricostruire gli ultimi istanti della casa prima del mio arrivo.
In cucina c’erano i bicchieri che avevano usato, le pantofole che lui le aveva comprato; la stanza da letto aveva il lenzuolo che avevo lasciato su per loro sfilato dal materasso e raggomitolato in un angolo (accortezza di Lui per non mostrarmi il letto esattamente come l’avevano abbandonato); in salotto i cuscini del divano erano riversi su una sola metà, indicando lo spazio intimo in cui avevano scelto di starsi addosso; il profumo che Lui aveva usato per cercare di coprire l’odore di Ermenpippa aveva ancora il tappo mezzo aperto.
Sorvolando sul fatto che ho afferrato il profumo e Lui ha fatto giusto in tempo a dirottarmi fuori di casa davanti al canale che l’ho lanciato via stirandomi un braccio (dovevo spingere con la spalla, non con il polso!), i primi momenti in casa sono stati traumatici. Ho riaperto le finestre per far cambiare aria, ma cercavo disperatamente qualcosa che provasse che quel posto fosse MIO. Ho iniziato a sentirmi meglio solo una volta seduta sulla mia poltrona/letto con una tazza di tè in mano e i miei yaoi da leggere, nonchè dopo aver ritrovato un pezzo di carta che avevo appallottolato e messo nella cesta delle caramelle prima di partire, quando stavo ancora riordinando casa (avevo già chiuso la spazzatura e non sapevo più dove metterlo…); il rivederlo lì mi ha dato una dimensione di quanto in realtà quella casa mi appartenesse. Che per quante cose accadano al suo interno senza che io possa assistervi di persona, la casa resta mia, resta qualcosa che ho contribuito con le mie mani a creare, e che non mi potrà mai essere estranea.
Sembra tutto bene quel che finisce bene, ma ho comunque passato un paio di giorni in totale depressione. No, non era nemmeno depressione, era totale mancanza di fiducia in me stessa. Inconsolabile e afflitta, occasionalmente eccitata da morire (e il sesso era l’unico momento in cui il CQ funzionava a dovere), ma pur sempre affranta.
Poi ieri c’è stata un pò una svolta.
Abbiamo (io e Lui) sentito al telefono il mio carissimo compagno di attese interminabili Felix Quinn, gli abbiamo raccontato per bene com’è andata e abbiamo avuto modo di scherzarci sopra, così come di toccare punti che magari non mi era venuto in mente di considerare. Dopo la chiamata avevo riconfermato che temevo di essere lasciata da parte perchè data un pò per scontata, che avevo il terrore che a Lui piacesse al punto da desiderare di tornare più tardi da me. Insomma, insicurezze-insicurezze-insicurezze.
Lui poi si appisola e io vado a ripescare il primissimo testo scritto che raccoglieva in maniera organica i miei pensieri sul CQ. La mia dichiarazione d’intenti, di più di un anno e mezzo fa, ancora prima di parlarne con lui in quel pomeriggio sul treno. Quello che ho letto mi ha scioccata totalmente, perchè avevo dimenticato quella che avevo detto essere la molla iniziale. Certo, ci sono tutte le cose che poi ho raccontato qui ecc, ma quelle erano già totalmente immerse nella paura creata dalla realtà dei fatti, dall’unione di paranoie-gelosie e chissà che altro. Lì invece avevo davanti un CQ puro, così come la mia mente l’aveva partorito. Ero così immersa dentro alle paranoie complottiste da donna tradita, che non mi riusciva più di metacomunicare a sufficienza: sì lo facevo, ma non abbastanza da astrarmi quel tanto che serviva per uscirne fuori e vedere obiettivamente la cosa. CONTROLLARE obiettivamente la cosa.
Che mi serva nei momenti in cui perdo di nuovo la strada:
Febbraio 2011
“[…] Ho la chiara sensazione di amarlo ogni giorno che passa sempre di più, e insieme con la serenità è arrivato nuovamente il mio desiderio di dargli di più.
Vorrei permettergli di stare con altre donne, che siano esse per lunghi periodi o solo per qualche mese non importa.
Per me non ha alcuna importanza l’idea che lei si fa di me, se provasse a stuzzicarmi o ad umiliarmi le risponderei per le rime, perchè non è l’umiliazione ciò che mi eccita.
E’ la competizione, il dimostrare il mio valore: vincere 10, 100, 1000 volte vedendolo tornare sempre da me.
Non è importante nemmeno conoscerle, nè essere presente agli incontri.
Conosco il mio valore e amo vederlo confermato, ecco perchè voglio che lui abbia delle amanti, per competere.
Se una di queste dovesse davvero tentare di separarci, allora tirerei fuori le unghie.
Dovesse Lui davvero lasciarmi penserei che era una sua scelta e mi augurerei per lui di sapere cosa starebbe perdendo.
Quello che mi interessa è far sì che ogni volta scelga nuovamente me.
Mi concentro su lui che torna più che su lui che va.
E se dovesse esserci qualche ragazza particolarmente stoica, potrò semplicemente combattere.
SO di non poter perdere. […] “
Questo era il CQ che avevo immaginato, e quello che invece sto vivendo, per quanto ricalchi in molti aspetti quella strada, in realtà se ne discosta totalmente su altri che riguardano il mio atteggiamento. Non concepivo lì l’umiliazione e il sesso, che poi successivamente sono stati introdotti perchè altrimenti più che un gioco di coppia era un “Sì ok, vai a fare un pò quel che ti pare”. Sono state fatte aggiunte e formalizzazioni che in realtà mi hanno messa in una posizione molto più sicura di quella che avevo immaginato all’inizio, eppure sin dal momento stesso in cui si è passati dalla teoria alle fantasie, già sentivo la mia insicurezza galoppare, e con essa una lista interminabile di richieste paradossali che non ci hanno dato un attimo di pace.
Qualsiasi cosa Lui faccia, e con chi, perchè dovrebbe negare ME?
Insicurezze perchè credo di non essere niente senza di Lui, così ogni volta che gioco con il CQ mi scatta la paura di essere abbandonata e morire.
Avevo detto che se mi fosse davvero successo di essere mollata, sarei andata avanti sperando si rendesse conto di cosa stava perdendo.
Che nel caso avesse voluto invece restare con me ma munito di amante, ciò non avrebbe avuto alcuna rilevanza diretta su di me perchè io sarei sempre stata io, in qualsiasi caso.
Che avere un’amante era solo una cosa in più che ero pronta a donargli, una libertà in più da restituirgli con un sorriso, consapevole persino di poter riguadagnare quelle preziose ore in solitaria per coltivare quelle passioni che sin dalla fine del liceo mi ero lamentata di non aver più potuto seguire.
Davvero, qual era il mio problema?
Considerate conclusi i monologhi da 15enne in crisi ormonale.
P.s. 50simo post!!! Wohoooo!
P.p.s. Per la gioia del Noioso Impiegato, il gigantesco abominio è scomparso. Grazie per il Proof Reading.
Angolo indicizzazioni del giorno:
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[l’ho visto già più volte: Cuckqueaning ha UNA N, non due!]